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PERFORMGO! MILANO: ACCELERA L’INNOVAZIONE CON DYNATRACE

PERFORMGO! MILANO: ACCELERA L’INNOVAZIONE CON DYNATRACE

PerformGo! Milano – 22 ottobre 2019

Il prossimo 22 ottobre si terrà l’edizione milanese del PerformGo! 2019, evento di punta dedicato all’innovazione nel Cloud. La conferenza è organizzata niente meno che da Dynatrace, leading company a livello internazionale nel campo delle performance digitali. PerformGo! si svolgerà a Milano presso il centro congressi dell’hotel Enterprise, location esclusiva in zona Sempione che combina eleganza e ricercatezza a spazi immersivi e tocchi etnici.

 
Criticalcase performgo 2019

Una mattinata speciale focalizzata sull’innovazione nel Cloud che riunisce clienti e partner Dynatrace delle più grandi aziende italiane e i migliori professionisti ed esperti del settore ICT. A partire dalle ore 9.30 si susseguiranno interventi, testimonianze e case study sui temi più caldi del momento, per comprendere meglio come accelerare l’innovazione all’interno delle organizzazioni in un universo software sempre più complesso. PerformGo! è un’ottima opportunità di apprendimento, interconnessione ed ispirazione per tutti i partecipanti, che potranno confrontarsi, fare networking e condividere le proprie esperienze. Si parlerà di software intelligence, trasformazione del cloud aziendale, AIOps, BizDevOps, Cloud autonomo, esperienza digitale e molto altro.

Criticalcase sarà al PerformGo! di Milano come GOLD sponsor anche quest’anno: vi aspettiamo numerosi al nostro stand il 22 ottobre! Partecipare è semplicissimo: visita il sito di PerformGo! compila il form e registrati all’evento più importante sull’innovazione digitale.

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CHE COS’È L’EDGE COMPUTING? DEFINIZIONE E VANTAGGI

Edge Computing: cos’è, definizione e vantaggi

Edge Computing è la tecnologia d’avanguardia di cui si sente parlare sempre più spesso negli ultimi tempi, tra discussioni, analisi e valutazioni molto diverse tra gli esperti del settore tech. Da un lato, infatti, c’è chi crede che Edge Computing sostituirà presto il Cloud e porrà fine al suo predominio sulle infrastrutture IT; dall’altro, vi è chi invece considera Edge Computing come una tecnologia alternativa e integrabile alle infrastrutture esistenti e si limita a valutare i vantaggi derivanti dalla sua implementazione.

Quale sarà il posto di Edge Computing nel prossimo futuro? È presto per dirlo, ma possiamo fin da subito comprendere meglio il suo significato e funzionamento. In questo articolo affrontiamo l’introduzione al tema, ponendo le basi per ogni approfondimento successivo.

Cos’è l’Edge Computing

Secondo Wikipedia “con il termine inglese edge computing si indica l’elaborazione delle informazioni ai margini della rete, dove i dati vengono prodotti.” Citando invece Gartner, l’edge computing rappresenta l’inizio di una nuova era, quella delle architetture Cloud to Edge. Gli analisti definiscono queste tecnologie come “soluzioni che facilitano l’elaborazione dei dati nella o vicino alla fonte della generazione degli stessi”.

Si può dire che in passato il Cloud Computing abbia portato allo sviluppo di grandi strutture Data Center centralizzate e distanti centinaia di chilometri dall’azienda che usufruisce dei suoi servizi. L’Edge Computing si presenta con un modello architetturale opposto: un’infrastruttura IT decentrata e distribuita, formata da centri di elaborazione dati minori, i cosiddetti micro-data center, posti in prossimità dell’utente e deputati all’erogazione dei servizi internet a distanze nettamente inferiori. Non è un caso che sia da anni uno dei principali trend di evoluzione nel mondo data center.

Se con il Cloud Computing la fornitura delle soluzioni IT avviene attraverso un’infrastruttura centralizzata distante dall’utente, con l’Edge Computing le distanze si accorciano in modo significativo e la potenza di elaborazione è posta nelle vicinanze di chi richiede il servizio.

Ciò significa che il Cloud è destinato a scomparire? Probabilmente no, l’Edge Computing non determinerà la fine dell’era del Cloud, ma piuttosto porterà a un progressivo avvicinamento di questa tecnologia alla fonte dei dati.

Edge Computing: caratteristiche distintive e vantaggi

Come si evince dalle definizioni appena riportate, la caratteristica chiave dell’Edge Computing è la capacità di elaborare i dati critici localmente, per inviarli in seguito a una repository centrale.

Sempre secondo Wikipedia “i benefici principali derivanti dall’utilizzo delle tecnologie di edge computing sono la riduzione della latenza di elaborazione, che permette risposte in tempo reale, e il risparmio di banda, inviando al data center informazioni già elaborate e quindi di minori dimensioni”. I Data Center Edge Computing, o micro-data center, non solo consentono di ottenere una maggiore larghezza di banda e una minore latenza, ma assicurano una migliore sicurezza e riservatezza dei dati.

Per quanto riguarda le applicazioni pratiche, è possibile affermare che quella più comune dell’Edge Computing è legata al mondo IoT (Internet of Things). I dispositivi intelligenti sono meno adatti al modello Cloud convenzionale poiché spesso si trovano a fronteggiare problematiche di affidabilità, latenza e banda. L’edge si presenta come la soluzione vincente portando l’elaborazione dei dati vicino a dove vengono raccolti, eliminando la latenza anche minima presente con il Cloud Computing e garantendo sempre risposte in tempo reale.

La contrapposizione tra Edge Computing e Fog Computing

Le due espressioni vengono spesso utilizzate come sinonimi, ma, sebbene si tratti di due tecnologie molto simili, vi è una differenza di base. L’Edge e il Fog Computing sono entrambe tecnologie di prossimità, ossia basate sull’elaborazione dei dati vicino alla fonte di generazione. La differenza tra le due è determinata proprio dall’esatta collocazione di questa potenza di elaborazione: nel Fog Computing, è situata a livello della rete LAN, dove i dati provenienti dai sensori vengono elaborati da un nodo fog o da un gateway IoT; nell’Edge Computing, è integrata all’interno dei dispositivi e delle piattaforme embedded di elaborazione. Inoltre, rispetto all’Edge Computing, la tecnologia Fog ha una struttura di rete più complessa, composta da diversi livelli (o nodi fog), e consente di gestire risorse come storage e networking oltre che l’elaborazione dati.

Il nostro approccio all’Edge Computing

In Criticalcase, accompagniamo le aziende verso la migliore soluzione architetturale in funzione delle loro esigenze, con un approccio che dal cloud si estende fino all’edge. Le nostre competenze dedicate in ambito IoT, Edge Computing e automation ci consentono di progettare e implementare architetture di Hybrid Multi Cloud e di utilizzare elevati livelli di automazione in chiave DevOps e Continuous Operation.

Se vuoi scoprire come integrare al meglio l’Edge Computing nel tuo ambiente IT, contattaci. Saremo lieti di progettare insieme a te la soluzione più adeguata.

Perché quantificare i costi del passaggio al cloud può rivelarsi difficile?

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5 MOTIVI PER CUI IL TUO BUSINESS HA BISOGNO DI UN MANAGED SERVICE PROVIDER

5 MOTIVI PER CUI IL TUO BUSINESS HA BISOGNO DI UN MANAGED SERVICE PROVIDER

Perchè usare i Servizi Managed per sviluppare il tuo business?

Durante le fasi di crescita di ogni business è inevitabile che ad un certo punto emerga la necessità di adattarsi a nuovi processi e a nuove tecnologie che possano supportare al meglio lo sviluppo dell’azienda. Ma quali sono i segni ci indicano la necessità di usare i servizi managed e come riconsocerli? Sicuramente una forte evidenza consiste nell’incapacità per il team IT interno di mantenersi al passo con i cambiamenti dell’infrastruttura aziendale. Per questa ragione, molte organizzazioni si affidano a un provider di servizi managed in modo da sostenere la crescita del business attraverso la progettazione di una soluzione IT su misura.

Come capire se il tuo business è pronto ad investire in una soluzione IT gestita?

Ecco 5 segni che evidenziano la necessità di affidarsi a un managed service provider:

1. Disservizi frequenti
Il primo segno che il team interno non riesce più a gestire efficacemente il sistema IT è costituito dai numerosi disservizi. Sono dispendiosi in termini di revenue, minano la credibilità dell’azienda e possono realmente compromettere il futuro di un business. Con un provider di servizi managed questo non accade: viene studiata la strategia migliore per rendere l’ambiente IT proattivo e i downtime vengono drasticamente ridotti.

2. Necessità di ridurre ed ottimizzare i costi
Affidarsi costantemente al reparto interno per gestire i processi IT può diventare molto costoso per un’azienda. Spesso le risorse interne non hanno le competenze, l’esperienza e soprattutto il tempo per gestire nel modo più efficace il sistema informativo, essendo prevalentemente dedicate alla crescita del core business. Un provider, invece, fornisce al cliente professionisti IT specializzati che sanno esattamente come sviluppare l’infrastruttura migliore per la sua azienda e come ridurre i costi di implementazione.

3. Personale insufficiente
In una fase di crescita non è scontato riuscire a distribuire in modo equilibrato i budget dedicati alle nuove assunzioni tra i vari reparti aziendali. In situazioni come questa, capita spesso che il dipartimento IT si ritrovi a non disporre di personale sufficiente per garantire la gestione ottimale dei servizi. Affidandosi ad un managed service provider, questa problematica può essere facilmente risolta grazie alla possibilità di usufruire di un team IT dedicato a costi nettamente minori rispetto all’assunzione di nuove figure interne. Inoltre lo staff tecnico è disponibile fuori orario d’ufficio e assicura un supporto tecnico attivo 24/7.

4. Necessità di nuove tecnologie
Tecnologie software obsolete e database inadeguati purtroppo rappresentano una triste realtà per le imprese in crescita. L’aggiornamento dei sistemi e la migrazione verso soluzioni Cloud più innovative non è un passaggio semplice, soprattutto se, come abbiamo visto prima, il team IT è già in difficoltà. E’ proprio qui che l’aiuto di un managed service provider può davvero cambiare le cose, garantendo l’utilizzo delle ultime tecnologie sul mercato e infrastrutture sempre aggiornate, senza creare difficoltà di nessun tipo all’azienda.

5. Migliorare la sicurezza dei sistemi informativi
Nel panorama attuale, in continua trasformazione e basato sempre più sul digitale, si sta dando un’importanza crescente alla sicurezza dei sistemi per proteggere al meglio le aziende. Un provider può fornire un grande vantaggio a questo riguardo. I professionisti IT sono ben preparati ed aggiornati sulle più recenti minacce di cybersecurity e su quali misure di sicurezza è meglio adottare. Possono aiutare i business a proteggere dati e infrastrutture nel modo migliore e possono implementare soluzioni di Disaster Recovery avanzate, qualora si verificasse un grave disservizio o qualche altro tipo di incidente.

In conclusione, dare in outsourcing i servizi IT offre molti vantaggi alle organizzazioni, soprattutto in fase di crescita del business. Usare i servizi managed quando emergono i primi segni di inefficienza assicura all’azienda una significativa riduzione dei costi operativi e il supporto di personale esperto in grado di gestire efficacemente il sistema aziendale, con la sicurezza di poter contare su un’infrastruttura di qualità anche per gli anni a venire.

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CRITICALCASE PRESENTA PERFORMANCE DAY 2019

CRITICALCASE PRESENTA PERFORMANCE DAY 2019

L’unico evento in Italia dedicato alle performance digitali

Criticalcase, organizzatore ufficiale, con il contributo di Lenovo, Main Sponsor dell’evento, e dei Partner Akamai Technologies e Dynatrace, festeggia il grande successo di Performance Day 2019, svoltosi lo scorso 6 marzo 2019 presso la straordinaria location del Museo Storico Alfa Romeo di Arese (Milano). Si tratta del primo evento in Italia dedicato al mondo delle performance web, che ha coinvolto le più importanti realtà digital del panorama italiano tra cui C-level e manager di noti brand del mondo fashion, e-commerce, finanziario e non solo. Performance Day è stata una giornata di formazione sui temi più caldi legati alle performance digitali, oltre che una preziosa opportunità di networking e confronto con key player, sponsor e partner presenti.

Esperti del settore hanno trattato i temi più innovativi del momento e presentato casi studio sugli aspetti più rilevanti per incrementare le performance di un progetto web. Si è parlato di Cloud, CDN, intelligenza artificiale, infrastruttura e molto altro (Vedi Agenda evento). Performance Day ha voluto distinguersi dagli altri eventi di settore configurandosi come un appuntamento su invito limitato a professionisti di settore selezionati tra le migliori realtà digitali italiane. Inoltre, ha offerto ai suoi ospiti un pranzo con chef dedicato presso la Sala Ristorante del Museo Alfa Romeo e la partecipazione ad un’imperdibile Driving Experience su pista con Ferrari 458 e Lamborghini Gallardo. Alla fine della competizione, i partecipanti più veloci sono stati premiati sul palco, questa volta per le loro performance 😉

Ringraziamo tutto lo staff, oltre ai nostri sponsor e partner, e tutti i partecipanti per aver contribuito al successo dell’evento: vi aspettiamo alla prossima edizione!

Scopri tutti i nostri servizi e prenota una consluenza gratuita con i nostri specialisti!

Guarda la photo gallery completa e il video ufficiale dell’evento.

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E-COMMERCE: 9 CONSIGLI PER AUMENTARE IL RANKING SUI MOTORI DI RICERCA

Ranking eCommerce: 9 consigli per migliorarlo

ecommerce

Abbiamo preparato alcuni consigli finalizzati a migliorare il ranking ecommerce, ovvero il posizionamento del sito ecommerce sui motori di ricerca, un’attività fondamentale per incrementare la visibilità e le vendite.

Nel settore dello shopping online la Search Engine Optimization (SEO) è un aspetto fondamentale, che, come tale, non può essere trascurato. Anzi, il successo di un e-commerce dipende in gran parte dal posizionamento nella SERP di Google, ovvero dal ranking ecommerce.  

Ranking eCommerce, dalle keyword alle prestazioni

L’attività SEO è complessa e coinvolge molti aspetti. Con alcuni semplici suggerimenti, è però possibile migliorare il ranking dell’ecommerce e aumentare il volume delle vendite. 

1. Analisi delle keyword

L’analisi delle keyword di ricerca è uno dei pilastri della strategia SEO. Grazie a strumenti online gratuiti e semplici da usare, come il Keyword Planner di Google Ads, è possibile identificare facilmente le parole chiave più utilizzate dagli utenti per trovare il sito. Allo stesso modo, è possibile analizzare la concorrenza e scoprire quali sono le keyword migliori su cui focalizzare l’attività SEO e la creazione di contenuti, così da posizionare al meglio il sito.

2. Ottimizzazione on-site

L’ottimizzazione on-site è il secondo step fondamentale per migliorare il ranking ecommerce. Si tratta di ottimizzare i contenuti per fare in modo che vengano analizzati in modo semplice e veloce dai robot di Google e risultino il più possibile pertinenti rispetto alle ricerche degli utenti. L’obiettivo è fornire ai motori di ricerca contenuti di alta qualità che siano rilevanti per i clienti. La SEO on-site comprende l’ottimizzazione di testi, titoli, tag, metatag, categorie, URL, immagini e altri elementi cruciali per rendere il sito SEO friendly agli occhi di Google.

3. Rimuovere i contenuti duplicati

Ai robot dei motori di ricerca non piacciono i “doppioni”. Quando trovano pagine multiple con lo stesso contenuto penalizzano il ranking ecommerce abbassandolo nella SERP. Negli shop online, dove spesso sono presenti pagine con contenuti molto simili, il trucco è utilizzare tag appositi (come robot.txt, canonical e nofollow) per aiutare i robot a effettuare l’indicizzazione corretta del sito. Attraverso queste tecniche vengono date indicazioni precise su quali contenuti devono essere analizzati e quali no. In questo modo, le pagine web non saranno considerate come contenuti duplicati e il sito non subirà alcuna penalizzazione nella SERP di Google.

4. Creare sorgenti di traffico differenti

È necessario generare molteplici fonti di traffico che portino allo shop. L’attività di link building non è semplice, ma vengono in aiuto alcuni strumenti che possiamo facilmente utilizzare per aumentare il traffico, come il blog aziendale, i social media, i forum, i guest post. Più link puntano al sito, più la fonte viene riconosciuta come autorevole dai motori di ricerca, e maggiore sarà l’effetto positivo sul ranking ecommerce.

5. Migliorare l’autorevolezza del dominio

Come migliorare l’autorevolezza associata al dominio dell’e-commerce? Creando contenuti informativi di alta qualità, indirizzati su misura al pubblico del sito e focalizzati sulle parole chiave più rilevanti. Con il tempo, il dominio acquisirà un livello di autorevolezza sempre maggiore e garantirà un migliore posizionamento organico.

6. Ottimizzare i social media

Un passo fondamentale è l’ottimizzazione dei social media aziendali. In primo luogo, occorre creare una presenza online sui social network più popolari come Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn e Pinterest. In secondo luogo, utilizzare parole chiave significative all’interno della descrizione del profilo, nelle immagini, nei post e nelle descrizioni pubblicate sulle piattaforme social. È consigliabile anche l’utilizzo di hashtag correlati per aumentare la visibilità dello store sia per gli utenti che per i bot.

7. Ottimizzare il canale di conversione

Un’altra attività importante è testare il sito per garantire ai clienti una user experience di qualità. Vanno identificati i punti deboli del canale di conversione e corretti per minimizzare il bounce rate. L’obiettivo è aumentare il tempo di permanenza sul sito, di modo tale da migliorare il ranking ecommerce e incrementare al massimo le vendite online.

8. Controllo e aggiornamento continuo

L’attività SEO non ha mai un punto di arrivo e richiede continui aggiornamenti. Occorre tracciare le performance dell’ecommerce attraverso Google Analytics e altri strumenti appositi. Vanno controllate le keyword, le landing page, le fonti esterne di traffico per identificare le variazioni nel tempo e i punti da migliorare. È poi buona norma analizzare in modo continuativo il traffico complessivo del sito e delle singole pagine e i dati più rilevanti (ad esempio il bounce rate), per migliorare costantemente l’ottimizzazione dello store online.

9. Accelerare il caricamento delle pagine

La velocità di caricamento delle pagine web è un elemento molto importante per un e-commerce. In un mondo sempre più connesso e veloce, gli utenti non aspettano a lungo per visualizzare i prodotti di un sito ma si aspettano piattaforme di shopping online rapide e performanti.

Se il sito è troppo lento, il rischio di perdere molti potenziali clienti diventa una certezza. Inoltre, un sito che carica i contenuti velocemente influenza il bounce rate e di conseguenza offre una migliore user experience. Al di là della connessione diretta con la qualità dell’esperienza, la velocità di caricamento delle pagine è diventato un fattore primario di ranking ecommerce. In altri termini, le prestazioni del sito in termini di banda e latenza sono valutate da Google per costruire le gerarchie della SERP, un motivo in più per investire in un servizio di hosting performante a prescindere dalla posizione degli utenti.

Per raggiungere questo obiettivo è poi necessario ottimizzare il codice del sito web e la dimensione di alcuni elementi, ma soprattutto utilizzare delle infrastrutture lato server che siano capaci di fornire performance adeguate.

Servizi pensati per migliorare il ranking ecommerce

Come si è visto, oggi gli ecommerce devono garantire prestazioni di alto profilo. Ma soprattutto, devono fornirle a tutti i potenziali clienti, in modo indipendente dalla loro posizione geografica. L’utilizzo di una rete CDN (Content Delivery Network) è ormai scontato, anche per piccole attività e siti personali. Tuttavia, al crescere dell’attività e dell’estensione geografica del mercato, potrebbe essere determinante elaborare una strategia Multi-CDN, così da garantire uniformità prestazionale e resilienza in tutte le aree coperte.

Visto l’impatto fondamentale delle prestazioni sui risultati di vendita, consigliamo di approfondire il tema scaricando il nostro White Paper dedicato, per poi contattarci e progettare insieme il miglior percorso possibile sul web.

Mai far aspettare i clienti online: passa subito a una Multi-CDN!

Perché, come e quando usarla per il tuo business online.

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6 TREND SUL CLOUD PER PREPARARSI AL 2019

6 TREND SUL CLOUD PER PREPARARSI AL 2019

Nell’ultimo decennio il Cloud ha avuto un ruolo da protagonista all’interno dello scenario IT, contribuendo all’innovazione tecnologica dei business e alla trasformazione dell’IT aziendale in maniera sempre maggiore. Se inizialmente molti erano scettici riguardo all’idea di spostare processi e applicazioni sulla “nuvola”, oggi l’utilizzo di servizi di Cloud Computing sembra essere divenuto uno standard. Secondo le statistiche dell’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, l’82% delle aziende medio-grandi in Italia utilizza almeno un servizio in Public Cloud. Il dato sottolinea come le imprese abbiano reso il Cloud Computing parte integrante della propria strategia IT: il 25% lo considera la soluzione preferenziale per lo sviluppo di nuovi progetti, il 6% addirittura una scelta obbligata.

Il panorama del Cloud, però, ha ancora molto da offrire alle aziende. Le previsioni sui trend del nuovo anno lo confermano ampiamente, evidenziano le sfide tecnologiche e le opportunità di innovazione per il business legate all’adozione di soluzioni Cloud all’avanguardia.

1. Approccio Multi-Cloud: 2018 vs 2019
Se il 2018 era l’anno in cui il Multi-Cloud è diventato mainstream, il 2019 è invece l’anno in cui le strategie Multi-Cloud prendono realmente piede. L’uso dell’approccio Multi-Cloud da parte delle aziende è in continua crescita e diventerà presto un “must-have” per ottenere un vantaggio competitivo e rimanere al passo con le tendenze del mercato IT.
Ma facciamo un passo indietro. Cosa significa Multi-Cloud? Questa soluzione non usufruisce di un unico modello di Cloud, ad esempio un Cloud pubblico o un Cloud privato, ma utilizza diversi servizi ed eventualmente anche provider differenti, a seconda delle specifiche esigenze di business. Il futuro si focalizza sempre di più sulle applicazioni e gli utenti richiedono velocità e performance elevate. Una soluzione standardizzata non è più sufficiente per far fronte a queste pretese ed ogni azienda ha bisogno di costruire il proprio ecosistema Cloud personalizzato.

2. L’80% dei processi migra in Cloud
Come dicevamo prima, lo scetticismo riguardo alla migrazione dei sistemi aziendali in Cloud era molto forte fino a qualche tempo fa. Alla base di questa tendenza vi era da un lato una scarsa fiducia per la sicurezza di dati e processi, dall’altro la tradizionale resistenza al cambiamento. I dati, però, mostrano che nei prossimi anni l’80% dei processi aziendali migrerà in Cloud, ma non solo. Le ricerche evidenziano un altro trend legato alla migrazione dei sistemi informativi aziendali. Molte imprese infatti ri-elaborano e adattano le proprie infrastrutture on-premise in ottica Cloud Computing (il cosiddetto “refactoring”) in modo da poterle spostare in modo più agevole all’interno di ambienti Cloud nativi.

3. Intelligenza Artificiale incorporata nelle applicazioni
L’Intelligenza Artificiale inizia ad essere integrata in tutte le applicazioni di nuova generazione, migliorando l’efficienza dei sistemi e dei processi in cui agisce. Grazie alla mole di dati sempre più massiccia che abbiamo a disposizione e l’incremento nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per l’analisi e lo sfruttamento delle informazioni, si stima che la produttività dei business aumenterà notevolmente già da quest’anno. Insieme all’I.A. altre tecnologie emergenti si fanno sempre più spazio nel mercato e contribuiscono ad incrementare la flessibilità e l’efficienza dei sistemi, come machine learning, serverless computing e realtà aumentata.

4. Il 70% delle funzioni IT sarà automatizzato
Nel 2019 automazione diventa una parola chiave. Il 70% delle funzioni IT verrà automatizzato così come la maggior parte delle relazioni con i clienti saranno gestite da chatbot o intelligenza artificiale in modo del tutto automatico. Inoltre, il 50% dei dati verrà gestito con processi automatizzati. Insomma, il personale tecnico potrà fare a meno di svolgere molte attività di routine, ma necessarie, come self-patching, tuning e presto anche attività relative all’affidabilità e alla garanzia degli SLA, e avrà più tempo da dedicare allo sviluppo del business. Entro il 2025 l’automazione dell’intero ciclo di vita hardware software sarà lo standard e porterà un enorme vantaggio alle aziende sia a livello di prestazioni che di sicurezza.

5. Container: Kubernetes in prima linea
Già nel 2018 i Container hanno avuto un grande ruolo nel mondo del Cloud. Si tratta di sistemi Cloud nativi che per le loro caratteristiche si diffonderanno sempre di più come tecnologia enterprise. I container sono in grado di fornire prestazioni di alto livello, elevata flessibilità e scalabilità, migliore sicurezza e SLA, e si adattano a qualsiasi ambiente. Grazie a queste peculiarità sono lo strumento ideale per integrarsi con le strategie Multi-Cloud. Tra le varie tecnologie di containerizzazione Kubernetes è in prima linea e rappresenta il modello di orchestrazione e gestione dei Containers più popolare e diffuso a livello mondiale.

6. Nuove skills specialistiche
Le nuove tendenze creano un gap tra le skill possedute dai team IT delle aziende e dei provider e quelle necessarie all’implementazione di strategie innovative e alla gestione di architetture Cloud-native. Si sviluppa quindi la necessità di formare il personale tecnico con competenze all’avanguardia nel settore e inserire in azienda nuove figure lavorative in linea con il mercato (ad esempio il Cloud Security Specialist o il Cloud Architect) per plasmare le imprese del futuro.

 
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PROGRAMMA PARTNER: AMPLIA IL TUO BUSINESS CON IL CLOUD

PROGRAMMA PARTNER: AMPLIA IL TUO BUSINESS CON IL CLOUD

Sei pronto per un nuovo business?

Il mondo del Cloud Computing è in continua crescita. Oggigiorno la maggior parte delle aziende, anche in Italia, utilizza soluzioni Cloud per la gestione del livello IT, usufruendo dei numerosi vantaggi di questa tecnologia.
Le ricerche sui trend IT affermano che chi non usa ancora il Cloud comincerà a farlo molto presto. Se la tua azienda è tra quelle, scopri insieme a noi i benefici del Programma Partner di Criticalcase ed inizia ad usare le soluzioni Cloud per ampliare il tuo business e rimanere competitivo sul mercato dell’Information Technology.

 

La tua azienda è quella giusta? Ecco a chi è dedicato il nostro Programma Partner.

Il programma Partner di Criticalcase è rivolto alle aziende che vogliono ampliare il proprio business attraverso l’erogazione di soluzioni Cloud. Il Programma Partner è pensato per tutte le le aziende che operano nel settore delle Telecomunicazioni /IT/web, tra cui:

– System Integrator
– Web Agency/ Digital & Media Agency
– Var (Rivenditore a valore aggiunto)
– Software House
– Hosting Reseller
– Piccoli provider

Perchè aderire al Programma Partner di Criticalcase?

Oggi vedremo i principali motivi per cui dovresti fornire servizi Cloud ai tuoi clienti e soprattutto parleremo delle ragioni per cui dovresti scegliere noi come Partner Tecnologico. I vantaggi sono davvero numerosi: qui vi daremo solo un piccolo assaggio del Programma Partner di Criticalcase. Approfondiremo i vantaggi nel prossimo articolo, stay tuned!

Ecco i principali vantaggi del Programma Partner:

    • Nuovo business
      Grazie alla partnership con Criticalcase avrai la possibilità di offrire ai tuoi clienti dei nuovi servizi all’avanguardia: soluzioni Cloud, soluzioni CDN, Servizi managed e molto altro. In questo modo, oltre ad espandere il tuo business e ad incrementare i guadagni, potrai ampliare la tua offerta con soluzioni innovative, fidelizzando i tuoi clienti ed evitando che scelgano altri competitor.
    • White Label
      Potrai fornire i servizi Cloud direttamente con il tuo brand: noi ci occuperemo della gestione e dell’assistenza tecnica, ma agli occhi dei tuoi clienti sarai tu il fornitore ufficiale!
    • Nessun costo
      Se deciderai di entrare a far parte dei nostri Partner non avrai nessun costo di adesione, ma inizierai a pagare solo una volta che avrai iniziato a vendere i nuovi servizi.
    • Listino dedicato
      Il Programma Partner garantisce un listino dedicato e una serie di fasce di sconto personalizzate. Grazie ai prezzi vantaggiosi il guadagno sui nuovi servizi sarà immediato!
    • Pagamenti agevolati
      Le condizioni di partnership dal punto di vista economico sono molto flessibili: offriamo ai partner la possibilità di effettuare pagamenti agevolati e di usufruire del modello di fatturazione in revenue sharing.
    • Ambienti di sviluppo gratuiti
      Ambienti di staging, sviluppo e test sono completamente gratuiti ed inclusi nell’offerta Cloud.
    • Demo gratuite
      Così come ai nostri clienti diretti, diamo anche ai partner l’opportunità di far provare le soluzioni Cloud ai clienti attraverso trial e demo gratuite.
    • Assistenza tecnica h24
      Da non dimenticare il servizio di assistenza tecnica attivo 24x7x365. Eventuali problematiche tecniche verranno immediatamente prese in carico e risolte dal nostro staff di specialisti.

Iscriviti subito al nostro Programma Partner!

 
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NATALE 2018: GLI ITALIANI PREFERISCONO GLI ACQUISTI ONLINE

NATALE 2018: GLI ITALIANI PREFERISCONO GLI ACQUISTI ONLINE

Quest’anno anche Babbo Natale sceglie l’e-commerce!

In Italia il settore del commercio elettronico fa il boom: oltre la metà degli acquisti natalizi sarà effettuata online. I dati provengono dallo studio “Holiday survey” di Deloitte, secondo il quale il 57% della spesa per i regali di Natale avverrà sui canali digitali, attraverso le piattaforme tradizionali e i dispositivi mobili. Anche l’Osservatorio e-commerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano evidenzia l’incremento degli acquisti online nell’ultimo anno: solo nei mesi di novembre e dicembre gli italiani hanno speso 6,8 miliardi di Euro su internet. Secondo la ricerca, questa quota rappresenta il 25% della domanda e-commerce annuale ed è in forte crescita, con un + 20% rispetto al 2017.

Ma il dato che fa passare l’anno 2018 alla storia è un altro: per la prima volta gli acquisti online tramite mobile (46%) superano quelli via desktop e tablet. Secondo lo studio, Black Friday e Cyber Monday giocano un ruolo sempre più rilevante nel settore dello shopping online (con una spesa di oltre un miliardo di euro), poichè vengono considerati dagli italiani come occasioni imperdibili di riparmio.

Ma quali motivazioni spingono gli italiani a comprare sul web piuttosto che nei negozi tradizionali?

L’Osservatorio eCommerce B2c Netcommm ha rilevato le principali ragioni per cui gli utenti preferiscono i canali digitali.

  • Offerta completa: particolari sezione dedicate ai regali natalizi, confezioni regalo comprensive di messaggi di auguri, consegna gratuita e reso esteso fino a 60 giorni, possibilità di personalizzare i prodotti
  • Risparmio economico: convenienza rispetto all’acquisto nei negozi fisici grazie alla presenza di numerose campagne di sconti durante le festività
  • Maggior consapevolezza degli utenti sui vantaggi dello shopping online: tra i vari benefici figurano la comodità di acquisto e l’accesso ad una varietà di prodotti più ampia
  • Crescita della cultura digitale: gli italiani registrano una maggiore predisposizione verso il mondo del digitale rispetto agli anni passati

Da non dimenticare il ruolo fondamentale dell’infrastruttura IT per gestire i maniera efficiente i picchi di traffico tipici del periodo natalizio ed evitare disservizi. Hai un e-commerce? Noi possiamo aiutarti superare al meglio le festività, garantendo la disponibilità del servizio e un supporto proattivo h 24! Scopri le nostre soluzioni Cloud hosting ad elevata scalabilità dedicate alle piattaforme e-commerce.

 
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COME OTTIMIZZARE IL TIME TO FIRST BYTE (TTFB)

COME OTTIMIZZARE IL TIME TO FIRST BYTE (TTFB)

Nello scorso post abbiamo parlato del Time To First Byte (TTFB), ossia di quel parametro che serve per misurare la reattività di un web server. In poche parole, il TTFB è il tempo che trascorre tra la richiesta HTTP del client e la ricezione del primo byte della pagina web.

Si tratta di una misura critica per qualsiasi sito web in quanto influisce sul posizionamento e sull’usabilità, ed è quindi molto importante che il valore del TTFB sia il più basso possibile. Nell’articolo di oggi parleremo proprio di questo, e vi daremo alcuni consigli per ottimizzare il Time To First Byte. Di seguito trovate 6 tips che contribuiscono a velocizzare il web server e ad ottenere un valore di TTFB migliore.

6 modi per migliorare il TTFB:

1. Usare una Content Delivery Network
Una Content Delivery Network (CDN) è una rete di server distribuiti geograficamente che consentono agli utenti di scaricare i dati dei siti web che stanno visitando dal nodo di rete più vicino. In questo modo il sito sarà molto più veloce sia nel caricamento che nel download di contenuti e la navigazione ne risentirà in modo positivo. L’utilizzo di una CDN però non è necessario per tutti i siti web, è quindi opportuno comprendere quando serve attivare un servizio di questo tipo o meno. Il leader del mercato CDN è Akamai.

2. Ottimizzare l’Application Code
Il codice applicativo è una parte fondamentale nell’ottimizzazione di un sito web. Diverse azioni contribuiscono a velocizzare il TTFB per quanto riguarda l’application code, come ad esempio l’uso di un load balancer e di una cache per i contenuti statici e dinamici, l’aggiornamento del software installato sul web server, l’utilizzo di un Reverse Proxy Server per accelerare e mettere in sicurezza le applicazioni. Inoltre è utile comprimere i dati ed implementare HTTP/2, oltre che monitorare le performance del web server e le attività live per individuare eventuali colli di bottiglia.

3. Ottimizzare le query al database
Per ottimizzare le query al database bisogna innanzitutto creare correttamente un indice e richiedere solo i dati strettamente necessari. Inoltre è utile evitare funzioni per il WHERE, in modo da non dover leggere tutto il database per rispondere a una query ed evitare anche le subquery correlate, poichè dipendono da altre query e rallentano il processo.

4. Ridurre le chiamate HTTP
Per ridurre le chiamate HTTP è necessario controllare quante chiamate effettua il sito web e rimuovere le immagini che non sono necessarie. Una volta fatto questo, si procede riducendo le dimensioni delle immagini rimaste e analizzando quali altri fattori potrebbero impattare sulla velocità di caricamento. Altre azioni utili all’ottimizzazione del TTFB sono richiamare il JavaScript in modo asincrono e combinare i file CSS insieme.

5. Garantire una risposta più rapida del server
Anche in questo caso è importante intervenire sui file CSS e JavaScript e combinare quelli esterni. Utilizzare l’inline di piccole stringhe di CSS o Java, ossia l’inserimento di piccole parti del codice direttamente nell’html, è sempre preferibile rispetto all’importazione di file esterni. E’ anche importante differire il caricamento delle immagini, in quanto aiuta a salvare banda e a ridurre i tempi di caricamento.

6. Usare un metodo di caching Respond First, Process Later (RFPL)
Si tratta di un metodo di caching che funziona in questo modo: il server riceve una richiesta ed invia la risposta precedentemente messa in cache; intanto continua a processare la richiesta attuale ed infine salva il risultato del processo in cache.

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TIME TO FIRST BYTE (TTFB) VS PAGE LOAD TIME

TIME TO FIRST BYTE (TTFB) VS PAGE LOAD TIME

Nello scorso post abbiamo analizzato il significato di page load time e chiarito le motivazioni per cui riveste una certa importanza per i siti web. In breve, il page load time è significativo in quanto influenza diversi parametri rilevanti per un sito web o un e-commerce: posizionamento sui motori di ricerca, customer satisfaction e conversioni. Si tratta di categorie tra loro collegate, ovviamente. Un sito veloce regala ai consumatori un’esperienza di navigazione più soddisfacente rispetto ad uno lento (più precisamente, il 51% degli utenti abbandona il sito se il caricamento supera i 3 secondi). Di conseguenza un sito che carica i contenuti velocemente riceverà più visite e questo andrà a migliorare il suo ranking.

Inoltre Google già da tempo considera la velocità di un sito tra i parametri che influenzano il posizionamento e ha recentemente annunciato che il page speed sarà valutato anche su mobile. Insomma, la velocità di caricamento conta per diverse ragioni.

Cos’è il TTFB?

Se il page load time è il caricamento completo della pagina web nella finestra del browser, che cosa indica invece la misteriosa sigla TTFB? Il Time To First Byte è la metrica usata per misurare la reattività di un web server o di un’altra risorsa di rete. Viene calcolato contando il tempo che trascorre dalla richiesta HTTP o HTTPS del client alla ricezione del primo byte della pagina web. In altre parole, indica la velocità del web server nell’iniziare una trasmissione dati con un client, solitamente un browser o lo spider di un motore di ricerca e viene misurato in millisecondi. Il TTFB è formato da tre principali sottocomponenti:

  • il tempo di connessione
  • il tempo necessario per inviare la richiesta HTTP
  • il tempo necessario per ottenere il primo byte della pagina

La misurazione del TTFB comprende sempre la latenza di rete, ecco perchè dotarsi di server in grado di raggiungere latenze molto basse è molto importante e contribuisce a ridurre il TTFB. A differenza del page load time, che si riferisce al caricamento completo della pagina web sul browser e quindi alla sua concreta apparizione sullo schermo del dispositivo utilizzato, il TTFB è un parametro che non viene percepito dall’utente, ma rimane comunque una misura critica per qualsiasi sito web.

Come misurare e valutare il TTFB

Per misurare il TTFB si possono utilizzare diversi tool disponibili online, come Webpagetest, oppure strumenti di Google Chrome e Google Analytics. Una volta ottenuto il valore del TTFB, si può valutare la reattività del web server utilizzando le linee guida riportate sotto:

0,1 – 0,2 secondi: ottimo
0,3 – 0,5 secondi: buono
0,6 – 0,9 secondi: nella media
1 – 1,5 secondi: sopra la media
1,6 secondi o più lento: molto male

Per raggiungere un risultato migliore è possibile ottimizzare il Time To First Byte con apposite azioni di diverso tipo: le descriveremo nel prossimo articolo, stay tuned!

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