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5 MOTIVI PER INIZIARE AD UTILIZZARE SUBITO JELASTIC CLOUD

5 MOTIVI PER INIZIARE AD UTILIZZARE SUBITO JELASTIC CLOUD

Con Jelastic il time-to-cloud viene misurato in ore, non in giorni!
La piattaforma supporta gran parte dei linguaggi di programmazione quali, per esempio, Java, PHP, Ruby, Node.js, .NET, server di applicazioni Python, database SQL e NoSQL ed altri tipi di software, nonché Docker: il cloud Jelastic ha tutto ciò di cui ha bisogno per offrire uno stack completo per una rapida installazione.

La piattaforma offre la scalabilità orizzontale molto semplice che crea rapidamente nuove unità e la scalabilità verticale che aggiunge velocemente le risorse necessarie per le vostre applicazioni. Jelastic Cloud di Criticalcase consente agli sviluppatori di specificare il limite massimo di risorse (RAM e CPU), distribuire uniformemente il traffico tra più server nei Data Center italiani e non solo, anche in tutta Europa.

Non è più necessario essere un architetto di rete od un amministratore di sistema esperto, Jelastic Cloud offre un’interfaccia grafica intuitiva in grado gestire facilmente tutto da un unico pannello di controllo. È potente e particolarmente utile per gli sviluppatori con gestione autonoma drag-n-drop.

È l’unica piattaforma che puoi iniziare ad utilizzare immediatamente, senza dover utilizzare APIs complesse per la codifica, in questo modo potrai eseguire facilmente microservizi ed applicazioni legacy in Jelastic Cloud di Criticalcase, senza dover appunto modificare il codice.

L’infrastruttura Jelastic Cloud di Criticalcase è basata su 7 Data Center distribuiti in tutta Europa e senza nessun Single Point of Failure (SPOF). Essi infatti sono tutti completamente ridondanti e collegati con un canale in fibra ottica che consente di avere una latenza molto bassa (Torino e Milano sotto i 4 ms!).

I container sono isolati, il bilanciamento del carico è automatico ed abilitiamo la replica del database per garantire la massima disponibilità possibile, garantendo il 99,998% di SLA.

Jelastic Cloud è una tra le soluzioni software Cloud più interessanti presenti oggi sul mercato; esso è diventato così popolare poiché semplifica le implementazioni Cloud complesse automatizzandone la creazione, il ridimensionamento, il clustering e gli aggiornamenti di sicurezza di microservizi o applicazioni monolitiche.

Jelastic Cloud di Criticalcase si adatta perfettamente agli sviluppatori ed alle aziende che vogliono concentrarsi sullo sviluppo, prestando attenzione al livello dell’applicazione senza preoccuparsi dei livelli di rete ed infrastruttura che ne conseguono.

5 principali motivi per iniziare ad utilizzare Jelastic Cloud di Criticalcase:

  • Rapida implementazione
  • Scalabilità verticale e orizzontale
  • Facilità di gestione
  • Nessuna modifica di codice
  • Infrastruttura di classe Enterprise

Jelastic Cloud è una soluzione solida per tutte le imprese e per tutti gli sviluppatori; esso combina i vantaggi dei servizi PaaS e quelli di CaaS (Container as a Service) in un’unica piattaforma ospitata nei Data Center di Criticalcase.

 
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BACK-OFFICE VS FRONT-OFFICE NELLA GESTIONE DEI SERVIZI CLOUD

BACK-OFFICE VS FRONT-OFFICE NELLA GESTIONE DEI SERVIZI CLOUD

I servizi che vengono erogati da aziende come la nostra richiedono un coordinamento interno che spesso, dall’esterno, non è facile da immaginare. Attraverso una fitta rete di contatti ed attività che si svolgono sia all’interno del “motore” aziendale che verso l’esterno, infatti, l’erogazione dei servizi riesce a garantire la business continuity ad ogni livello. In questo ambito può essere interessante andare a vedere cosa faccia la differenza a livello di produttività, passando per l’organizzazione del lavoro e la gestione delle criticità quotidiane.

Tale discorso può essere inquadrato nella collocazione corretta delle funzionalità e delle competenze, ed in questo ambito viene in aiuto una distinzione importante: quella tra funzionalità back-office e front-office. Una distinzione che molti potrebbero aver sentito nominare negli ultimi anni, ma sulla quale potrebbero non avere le idee necessariamente chiare come si dovrebbe.

Detta in estrema sintesi, back-office e front-office cooperano, si coordinano e rappresentano due aspetti distinti della gestione di un’azienda: se il back-office si occupa della parte interna del funzionamento della stessa, il front-office si occupa delle relazioni tra l’azienda ed il cliente finale. Il back-office, in altri termini, determina le strategie che si rivelano necessarie al sistema produttivo della nostra realtà, lavorando a più livelli, ed affidando il coordinamento, secondo opportune strategie, dei vari settori amministrativi e operativi.

In altri termini, se il front-office è ciò che il cliente finale “vede” della realtà aziendale in questione (a qualsiasi livello come, ad esempio: commerciale, ticketing, supporto tecnico), il back-office rappresenta il motore interno dell’azienda stessa, ovvero le varie procedure di supporto al core business aziendale. Il tutto avverrà in modo solo parzialmente visibile al cliente che acquisti, ad esempio, servizi cloud, limitando la visione di ciò che egli percepirà di noi proprio mediante l’organizzazione di un front-office efficace.


In questo ambito assume una valenza fondamentale proprio l’uso del cloud, che in prima istanza ha cambiato la struttura dei servizi, rendendola più semplice, per molti versi, e puntando su un livello di astrazione più alto. Ciò significa che le infrastrutture informatiche sono diventate molto più snelle, veloci e semplici da gestire ed utilizzare, anche per i meno esperti.

Un servizio di back-office o front-office in cloud, in sostanza, consente la gestione delle risorse sia al cliente finale che a livello di gestionali interni, il tutto disponendo di una semplice connessione internet e mediante qualsiasi dispositivo (PC, tablet o smartphone), mediante interfacce web e app che forniscono le opzioni essenziali del suo funzionamento. Per garantire massima riservatezza e sicurezza alle operazioni, in genere si sfrutta una rete di protezione affidata a password, autenticazione a due fattori (2FA), firewall e VPN aziendali, che i servizi in cloud sono in grado di fornire già integrate nei pacchetti. Per inciso, le soluzioni SaaS sono la risposta tipica alle problematiche che abbiamo esposto.

Ciò, nella pratica, si riflette in positivo a vari livelli: a cominciare dalle maggiori opportunità che vengono offerte ai clienti, ad una elevata flessibilità dei servizi erogati dall’azienda. In particolare ciò avviene per quello che riguarda un settore specifico come quello del document management: In altri termini, la gestione in cloud computing dei propri documenti a qualsiasi livello e per qualsiasi ambito.

Grazie alle potenti tecnologie ed infrastrutture disponibili sul mercato odierno, infatti, è possibile non solo archiviare grosse quantità di documenti interamente in digitale, ma si possono anche mettere in piedi sistemi per modificarli in tempo reale, apportare variazioni al flusso di lavoro, tracciare le modifiche che vengono fatte e ricostruire il “cammino” che ci ha portato ad esse.

Una tecnologia che si trova in piena evoluzione, ad oggi, e che potrà condurre i clienti sulla strada del successo già nei prossimi anni. Non c’è dubbio, pertanto, che in questo ambito le infrastrutture basate su cloud abbiano potuto condurre ad un incremento delle funzionalità aziendali, sia a livello interno che a livello esterno.

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L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEI MODELLI PAAS, SAAS E IAAS

L’EVOLUZIONE TECNOLOGICA DEI MODELLI PAAS, SAAS E IAAS

Non ci sono dubbi che, ad oggi, il cloud computing sia diventato imprescindibile per lo sviluppo delle nuove tecnologie: la totalità dei servizi che sfruttiamo ogni giorno, del resto, si basa su questo paradigma, e questo soprattutto per la facilità con cui permette di gestire sia hardware che software mediante una connessione ad internet. In genere un qualsiasi sistema di cloud computing è composto da tre elementi basilari che lo caratterizzano e che rappresentano tre livelli distinti di funzionamento:

  • Lo storage, lo spazio su disco disponibile per l’applicazione (e, di riflesso, per l’utente finale).
  • nodi, che rappresentano l’architettura su cui viene distribuito il funzionamento dell’app.
  • Il cosiddetto controller che rappresenta la logica o la politica di funzionamento del software in cloud.

L’utilizzo del cloud è possibile grazie ad un provider che eroga servizi agli utenti, il tutto mediante un apposito contratto di fornitura ed un piano di pagamento scalabile (cioè proporzionale all’uso effettivo che se ne fa: in genere più lo usiamo, più si paga). All’interno di questo ambito, poi, ci sono tre tipologie distinte di servizi, che corrispondono ad altrettante modalità di distribuzione e fruizione delle applicazioni: parliamo di PaaSSaaS e IaaS. Se a livello teorico la differenza tra queste tre è stata già affrontata sul nostro blog, può essere interessante andare a vedere in termini pratici come si vadano a concretizzare le rispettive caratteristiche, e come si siano evolute negli anni.

Come sappiamo il cloud computing è un modello di business in cui un utente utilizza un prodotto o un servizio da remoto, a seconda delle proprie necessità. I tre livelli di erogazione sopra citati, in effetti, permettono di virtualizzare qualsiasi livello di uso delle app e dei software disponibili sulle varie piattaforme, con un vantaggio considerevole in termini di scalabilità d’uso. La principale differenza tra PaaS, SaaS e IaaS – come abbiamo visto – consiste nei rispettivi livelli di erogazione dei servizi che sono resi disponibili all’utente finale.

Proviamo infatti a chiederci a chi siano rivolti i servizi in questione, ovvero a quale target di utenza. Se il Software as a Service è orientato a livello di utilizzatore finale di qualsiasi software (quindi ad esempio un dipendente di un’azienda o un freelance che non sia per forza un informatico), il Platform as a Service è pensato per i programmatori di “nuova generazione” (e solo per loro), mentre il livello Infrastructure as a Service è concepito soprattutto per i sistemisti ed i programmatori con skill ancora più avanzate.

A livello di marketing, poi, il primo è utilizzabile per proporre soluzioni IT pronte all’uso (eventualmente da proporre sul mercato in reselling), il PaaS è utile per svilupparle e aggiornarle (ad esempio in consulenza) mentre il modello IaaS è utile per i servizi di hosting e server di nuova generazione (anche qui, eventualmente, con la possibilità di rivendere a terzi). In questo contesto se un SaaS fosse un software di gestione fatture pronto all’uso, ad esempio, il PaaS potrebbe essere il suo modello di manutenzione e sviluppo, basato a sua volta su un’infrastruttura hardware e software di tipo IaaS. In tutti e tre i modelli, di fatto, qualsiasi tool sia stato messo a disposizione viene gestito, mantenuto ed aggiornato da chi lo fornisce, liberando l’utente dal fardello di doverselo amministrare in autonomia (con un ovvio abbattimento di costi del personale specializzato).

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Questo permette anche di focalizzare un ulteriore aspetto chiave: i modelli PaaS, SaaS e IaaS permettono di offrire servizi di alto livello in modo semplice e pratico. Ad esempio quelli relativi a video streaming, film e serie TV, eventi sportivi, servizi IoT (Internet of Things) e via dicendo si basano tutti su cloud, ad oggi.

Questo fa intuire un ulteriore aspetto chiave relativo a questi servizi, ovvero che si tratta di un modello replicabile con relativa facilità, grazie alla messa a disposizione di interfacce utente sempre più semplici, e grazie all’abbattimento dei costi di manutenzione e sviluppo.

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DATA CENTER PER LA BUSINESS CONTINUITY

CALCOLIAMO IL TCO: CLOUD VS INFRASTRUTTURA ON PREMISE

Quando si parla di servizi online, siano essi in cloud o mediante macchine virtualizzate, si sente spesso parlare del rapporto tra business continuity e data center. In questi termini, al di là di quanto la questione sia a volte posta in termini piuttosto astratti (o, peggio, del tutto incomprensibili ai non “addetti ai lavori”), è fondamentale chiarire la priorità assoluta che la tecnologia dei data center dovrebbe garantire.

Questo serve ad uno scopo ben preciso, che è quello di per poter determinare un livello di qualità ottimale del servizio erogato dall’azienda che, volta per volta, li gestisce, li possiede o decide eventualmente di acquistarli da terzi. Del resto se il risk management (ovvero: gestione del rischio) viene studiato approfonditamente anche nelle aule universitarie, ciò avviene proprio perché le aziende esprimono tale domanda in modo sempre più compatto, per quanto a volte abbiano bisogno della guida di un esperto per poter trovare la quadra.

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Un data center, alla prova dei fatti, non è altro se non un centro elaborazione dati: il cuore dell’attività che effettuano i servizi di hosting di alto livello e di ogni genere. Esso in genere risiede proprio in enormi stanzoni che possono trovarsi nella sede principale dell’azienda o in località esterne, a volte addirittura sottoposti a sorveglianza da parte di personale specializzato. Il più delle volte tale struttura è organizzata in rack di server, ovvero degli “armadi” in cui le varie macchine vengono incassate, collegate tra loro e programmate/gestite dai sistemisti, figura di riferimento assoluta in questo ambito.

I singoli server collegati tra loro si possono inoltre controllare, in genere, sia direttamente (il che avviene nel caso di reset, riavvi o alcuni tipi di aggiornamenti) che mediante eventuali controllo da remoto, garantendo così il massimo della flessibilità all’operatore. Operatore che spesso è chiamato (a volte in orari del tutto imprevedibili) ad interventi complessi quanto necessariamente tempestivi. Ed è proprio qui che entra in gioco l’idea della business continuity (traducibile in italiano come “continuità operativa”) quale parametro imprescindibile da ottimizzare.

La business continuity, d’altro canto, si esplica nella capacità potenziata, e garantita a qualsiasi livello, di poter continuare ad erogare il servizio – anche in condizioni critiche o nella malaugurata ipotesi di danni, incidenti e così via. Al di là di quello che comporta ad un primo, ovvio, sguardo relativo alla sicurezza (leggasi: evitare di perdere i propri dati per sempre), la business continuity è fondamentale per mantenere un’immagine adeguata dell’azienda dall’esterno, evitando di ricevere critiche eccessiva da parte degli utenti insoddisfatti. Un mix di buon marketing e di garanzie tecniche, insomma, a cui nessuna realtà che opera nel web dovrebbe essere esclusa o, peggio ancora, sentirsi assurdamente esente.

Come già rimarcato in un nostro precedente articolo, del resto, la business continuity è un concetto più esteso del più familiare data recovery, perchè implica non solo la possibilità di erogare sempre e comunque il servizio, ma anche quello di poter recuperare i dati e di poter, in definitiva, disporre di adeguate procedure a livello strategico, operativo e tattico.

Una volta ribadita l’importanza della business continuity, in che modo un buon data center può fare in modo di garantirla? A livello ingegneristico ciò avviene in due modi diversi:

 da un lato equipaggiando l’infrastruttura con un adeguato livello di macchine elettriche in grado di garantire una tensione costante in caso di sbalzi o mancanza di corrente (quindi, ad esempio, gruppi di continuità),

 dall’altro mediante sistemi di backup che sia ridondanti ovvero presenti in multipla copia, eventualmente anche in cloud o su macchine virtualmente inaccessibili da eventuali intrusi o malware.

In questo discorso, poi, rientrano vari requisiti sull’efficientamento energetico, in modo tale da evitare sprechi e garantire, a livello di servizio, la massima efficienza e sicurezza per i clienti e per gli operatori del data center.

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MULTI-CLOUD: GESTIRE INTERE INFRASTRUTTURE NELLA NUVOLA

MULTI-CLOUD: GESTIRE INTERE INFRASTRUTTURE NELLA NUVOLA

Il cloud è stato una vera e propria rivoluzione per le aziende: grazie ad esso, hanno potuto migliorare la gestione dei rispettivi sistemi e l’offerta di servizi per la propria clientela. Molte rimangono, purtroppo ancora oggi, le realtà che ancora non sono a conoscenza di questa tecnologia, e che probabilmente si trovano spiazzate leggendo sui vari siti web articoli pieni di tecnicismi; per rimediare a ciò, abbiamo pensato di proporvi una pratica guida al multi-cloud, focalizzando in particolare sui servizi da esso offerti e sui vantaggi di cui permette di usufruire.

Sempre più aziende decidono, ormai da qualche tempo, di liberarsi delle ristrette possibilità offerte da un singolo sistema cloud per passare al multi-cloud, il che – come vedremo a breve – comporta vantaggi sia in termini di tempistiche che economici.

multi-cloud

La crescita è stimata in circa il 75% in più rispetto all’anno scorso, per quanto gli esperti del settore raccomandino alle imprese di approcciarsi al multi-cloud per piccoli passi, imparando gradualmente a conoscerne le varie funzioni. Ed è proprio quello che cercheremo di focalizzare in questo articolo.

Cosa si intende con multi-cloud?

Il sistema basato su multi-cloud, sostanzialmente, opera su più cloud pubblici, eventualmente anche di provider o fornitori differenti. Il punto di forza di questo tipo di ambienti risiede non solo nella loro flessibilità, ma anche nella capacità di adeguamento per svolgere compiti diversi nella più totale autonomia. L’ottica generale è di quelle ambiziose, in questo caso: si tratta di riuscire a rendere comunicanti diversi tipi di software o app (ad esempio mediante API evolute o RESTful), ma anche di ridurre o abolire il cosiddetto vendor lock-in, ovvero il rapporto di vera e propria dipendenza che finisce per instaurarsi tra chi eroga un servizio (il quale tende a vincolare ogni cliente solo a se stesso) e chi invece ne usufruisce.

Il provider di servizi multi-cloud ideale

Non esiste un solo modo che possa descrivere il provider ideale di servizi multi-cloud, ma esistono vari criteri generali che possono guidare alla scelta perfetta. Nell’era dei big data e dell’internet delle cose (IoT), del resto, la necessità di migliorare le performance su media e larga scala è sempre più pressante. Ciò comporta un continuo design e ri-definizione delle architetture stesse che guidano i vari sistemi: l’uso del multi-cloud in questo caso diventa quasi necessario per snellire le operazioni e renderle smart.

I fornitori di servizi multi-cloud dovranno, soprattutto, avere a disposizione un’infrastruttura di rete altamente performante ed efficace, basata sul paradigma Fault Tolerant – quindi essere in grado di effettuare disaster recovery, recupero veloce di backup, bassa probabilità di guasti o disservizi durante l’uso. Prima di affidarvi al primo provider che trovate, quindi, sarebbe il caso di verificare che disponga effettivamente questi requisiti, e che abbia dei tecnici qualificati a disposizione in grado di risolvere eventuali problematiche. Diversamente, il rischio è quello di trovarsi a maneggiare un cloud poco efficace, bloccato e difficile da gestire. Per saperne di più a riguardo, per inciso, puoi guardare la nostra offerta multi-cloud.

I vantaggi del multi-cloud

Uno dei più evidenti vantaggi del multi-cloud è la possibilità di personalizzazione dei servizi, ma non solo: il multi-cloud tende a valorizzare l’aspetto legato alla distribuzione del carico di lavoro su più nodi della rete, evitando così l’eventuale congestione di uno solo di essi. Potendo distribuire il lavoro in questi termini, le possibilità di velocizzare la consegna dei pacchetti sulla rete (e gestire secondo opportune politiche il routing degli stessi) apre a scenari inimmaginabili rispetto anche solo a qualche anno fa.

L’importanza del multi-cloud è sempre più evidente, specialmente nell’era in cui viviamo: un’era in cui assistiamo ad uno sviluppo tecnologico rapido e imprevedibile, che richiede, di conseguenza, un adattamento altrettanto veloce per riuscire a far fronte alla concorrenza e soddisfare pienamente le esigenze dei potenziali clienti.

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PERCHÉ IL SAAS (SOFTWARE AS A SERVICE) È COSÌ UTILE

PERCHÉ IL SAAS (SOFTWARE AS A SERVICE) È COSÌ UTILE

Come abbiamo discusso in più occasioni nel nostro blog, i software SaaS (Software as a Service) sono accessibili mediante una connessione ad internet ed un’utenza personalizzata (username e password, per intenderci), ed in genere si pagano in base alla banda, allo spazio su disco oppure al tempo che vengono effettivamente utilizzati. Questo modello è più diffuso di quanto potrebbe sembrare a prima vista, ad oggi, ed è interessante andare a vedere in cosa consista la loro principale comodità ed utilità.

Per quanto non esista uniformità di pareri sull’argomento all’interno del settore informatico, l’uso dei SaaS ha introdotto, letteralmente, una nuova era: quella in cui i software classici o app sono rimasti relegati ad un ambito più specialistico, se vogliamo, mentre le app che si utilizzano senza dover installare nulla sono sempre più diffuse.

I più popolari servizi di condivisione online di documenti, ad esempio, sono quasi del tutto focalizzati su due aspetti: non dover installare nulla per utilizzarli, come prima cosa, e poi pagarli in base all’uso che se ne fa. Il SaaS ha inaugurato un qualcosa di inedito, in effetti, nel mondo dell’informatica: si paga l’uso, senza avere il possesso materiale del servizio, e questo ovviamente è un modello di business che risulta essere funzionale e comodo un po’ per tutti gli attori in gioco (per quanto non sia sempre ben visto dagli informatici old school).

Vantaggi e opportunità dei software SaaS

Ma quali sono i vantaggi principali derivanti dall’uso dei software in SaaS? Prima di tutto il modello Pay-Per-Use: significa che in genere, qualora non si tratti di soluzioni free (che di solito sono anche limitate nell’uso), si paga esclusivamente “a consumo”, per quello che realmente si utilizza. Esistono anche soluzioni a pacchetto, in questo ambito e per la cronaca, che si pagano mensilmente e che, di norma, hanno anche prezzi relativamente accessibili e scalabili. Il secondo vantaggio è che, rispetto ai software tradizionali ad installazione, non c’è il problema di dover aggiornare i programmi, dato che la fase di aggiornamento è inclusa nel prezzo ed è completamente automatica. Un bel vantaggio, in effetti, per chi non ha il tempo di stare dietro a tutto, o magari non dispone di un reparto IT interno. Le soluzioni basate su questo paradigma di distribuzione, inoltre, sono in genere compatibili con qualsiasi dispositivo smartphone, tablet e computer, e richiedono solo una connessione ad internet per poter funzionare.

Il futuro: “Everything as a Service” (XaaS)

Di fatto l’utilizzo di soluzioni Software as a Service consiste proprio in questo, ovvero utilizzarli dall’esterno, mediante app o browser, senza avere la necessità di null’altro se non uno smartphone oppure un computer con annesso sistema operativo, possibilmente aggiornato all’ultima versione.

Everything as a Service

Ma era anche chiaro che non ci si poteva fermare a questo punto, tant’è che da qualche tempo esiste un ulteriore modello, che si affianca agli analoghi PaaS IaaS, che estende ancora di più l’approccio e lo rende ancora più generale.

In questo scenario, infatti, si è verificato l’arrivo di soluzioni integrate Everything as a Service dette anche XaaS, del resto, ha confermato un trend dalla crescita esponenziale che, dato molto interessante, ormai riguarda l’informatizzazione avanzata di qualsiasi settore: dalle strutture alberghiere fino alla gestione dei documenti all’interno di un’azienda. Con l’approccio XaaS non si paga per l’uso di un software ma per il beneficio che l’utente finale riesce a trarne.

Se le principali caratteristiche dichiarate da questo paradigma riguardano l’accessibilità dell’offerta, l’esplicitazione del livello di servizio fornito agli utenti e la messa a punto di sistemi di monitoraggio, misurazione ed addebito dei costi, rimane da capire di che cosa si occuperà nello specifico. Il limite, come al solito, sarà dettato dall’inventiva di chi proporrà queste soluzioni, sfruttando anche la possibilità ulteriore di rivendere i pacchetti mediante servizi di reselling, che saranno quasi sempre disponibili per i clienti interessati.

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COME GESTIRE PIÙ SITI MEDIANTE UNA PIATTAFORMA UNICA

COME GESTIRE PIÙ SITI MEDIANTE UNA PIATTAFORMA UNICA

Garantire il massimo delle prestazioni è un’ovvia ambizione per qualsiasi azienda che eroghi servizi mediante internet: un punto cruciale per poter raggiungere questo obiettivo, alla prova dei fatti, passa per la scelta di un servizio IT di qualità.

Un aspetto che, al giorno d’oggi, nella smania di ricorrere al low cost ed alle offerte che spopolano sul web, viene purtroppo trascurato o valutato meno del dovuto.

Poiché riteniamo tale aspetto decisamente sottostimato se non, addirittura, del tutto ignorato, andremo a valutare assieme i tre punti chiave sui quali è importante concentrarsi prima dell’acquisto della piattaforma.

computer-connection

Nell’era del PaaS e dell’IaaS possiamo focalizzare la nostra attenzione sul funzionamento generale dei siti e delle app, senza preoccuparci dei dettagli implementativi, ed affidando agli sviluppatori veri e propri framework di alto livello, quasi sempre ben documentati ed interamente open source. Tutto questo è possibile grazie alle nuove tecnologie in questione, le quali si basano su una gestione che è, prima di qualsiasi altra cosa, modulare e unificata.

1 – Modularità sia per singoli che per gruppi di lavoro

I gruppi di lavoro in ambito web ed informatico potranno trarre da questo approccio, senza dubbio, dei vantaggi enormi. Una web agency, ad esempio – così come un gruppo di professionisti, o anche un freelance con un certo numero di clienti – potrebbe avere la necessità concreta di gestire vari siti e app mediante una piattaforma unica.

Ma è possibile accedere, gestire ed aggiornare tutti i siti dei nostri clienti partendo da un unico punto di accesso? Per evitare di ricorrere a tanti servizi di hosting diversi può rivelarsi ideale scegliere una soluzione di hosting unificata. Questa possibilità come vedremo è concreta, e passa per un cambio deciso di mindset rispetto al modello tradizionale: quello semplicistico basato su un hosting condiviso.

Risolvere un dilemma del genere significa passare, come prima cosa per un servizio scalabile: la scalabilità in questo ambito è fondamentale per garantire una buona autonomia e capacità di gestione all’operatore (o al tecnico) che dovrà occuparsene. L’architettura che permette di garantire la possibilità di utilizzare il servizio a più livelli, di fatto, è quasi sempre basata su un software di tipo container, ovvero una sovra-struttura astratta che soprassiede tutto il resto. Al di sotto di essa esisteranno poi vari sotto-livelli, come avviene per la nostra soluzione di hosting pensata per le web agency, che permette di gestire vari siti web mediante appositi pannelli.

Ovviamente la scalabilità fa in questo caso riferimento alla possibilità di adattare la stessa struttura non solo per siti web, ma anche per altri tipi di app: ad esempio per quelle fatte con Redis (uno storage molto veloce e pratico da usare, che si basa sul modello Remote Dictionary Server), per alcune fondate sui Big Data e, in ogni caso, con quote variabili a disposizione in termini di CPU, RAM e spazio su disco.

2 – Sviluppare in modo agile e dinamico

Abbiamo discusso l’aspetto legato alla flessibilità del nostro ambiente di gestione, ma non bisogna dimenticare il resto: le soluzioni di questo tipo, infatti, sono spesso pensate per definire ambienti di sviluppo per i programmatori. Questo permette una cosa molto importante: abilitare il reparto IT a sviluppare e testare soluzioni software specifiche (siano esse siti o web service) in un ambiente separato ed inaccessibile dall’esterno, per poi riportare le modifiche sulla versione online (detta anche in produzione) una volta che siano ultimate e collaudate.

In questo modo, pertanto, sarà possibile snellire la procedura di sviluppo e manutenzione di qualsiasi genere di software, e ottimizzare le tempistiche che, diversamente, prevederebbero tempi di consegna molto più lunghi e dilatati.

 

3 – L’importanza dei servizi managed

Un terzo aspetto che è prioritario da considerare, inoltre, è legato al servizio di assistenza: se ricorriamo a soluzioni scalabili non vorremmo mai essere lasciati soli. In caso di problemi nella configurazione dei nostri siti o app, infatti, un sistemista che conosca molto bene l’intera infrastruttura a cui ci stiamo appoggiando (e sappia metterci mano per backup, ripristino e via dicendo) è fondamentale, per non dire vitale.

Il site management, in questo ambito, sarà enormemente facilitato da un servizio di assistenza specializzato, cosa che in genere, i servizi a basso costo non hanno le competenze (e spesso nemmeno l’interesse) di proporvi.

Abbiamo, in conclusione cercato di chiarire i tre aspetti principali legati ai servizi cloud per la gestione e la manutenzione di qualsiasi genere di applicativo: senza essi, di fatto, sorgerebbero vari problemi, subdoli e difficili da eliminare.

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BACKUP AZIENDALI: IMPORTANTI QUANTO SOTTOVALUTATI

BACKUP AZIENDALI: IMPORTANTI QUANTO SOTTOVALUTATI

Svariati rapporti tecnici sulla cyber security evidenziano che le minacce più diffuse sono relative ancora oggi ai virus ed ai malware, con particolare riguardo ai ransomware: questa forma di attacco informatico è particolarmente insidiosa quanto, in molti casi, sottovalutata.

Ransomware: i virus più diffusi e rischiosi per le aziende

Tra i vari virus, i ransomware sono particolarmente pericolosi, perchè sono in grado di criptare e rendere inutilizzabili i file del nostro computer e di quelli di altri eventuali dispositivi in rete, minacciando di cancellare tutto per sempre, e ponendo il dilemma se pagare o meno il riscatto.

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Non penseremmo mai troppo, a priori, ad una minaccia del genere (con l’annessa possibilità di perdere tutti i nostri dati, ad esempio quelli relativi alla fatturazione aziendale) se non quando è purtroppo già successo, magari per colpa di un semplice click su un link malevolo contenuto in una mail ingannevole ricevuta. Nel caso dei ransomware, infatti, una volta che il danno è fatto, non è solitamente reversibile – a meno che non si abbiano delle copie di backup dei dati fatte in precedenza.

Soluzioni di backup: salvare integralmente lo stato del sistema

Per venire incontro a questo genere di problematiche una politica di backup aziendali è fondamentale: ed è anche chiaro che dare questa responsabilità ai propri dipendenti o collaboratori è spesso impraticabile per una serie di ragioni. Prima di tutto per una questione di tempo, che deve essere dedicato alla produttività e non a questioni tecniche; poi anche per un problema di perizia, dato che non sempre è agevole o possibile salvare i propri dati mentre ci si sta lavorando.

Lo scopo principale di un backup è quello di creare una copia, aggiornata all’ultima versione disponibile, di un dato o di un insieme di dati: un insieme di documenti condivisi, le nostre fatture elettroniche, un sito web o un blog, il codice che fa funzionare un’app da noi realizzata, le email inviate e ricevute dai dipendenti e così via. Nella maggior parte dei casi questi dati sono già protetti da protocolli di rete come HTTPS e da vari livelli di autenticazione, come ad esempio password e codici OTP sul telefono. In molti casi, però, questo non basta: sia perchè la rete aziendale magari non è abbastanza protetta, sia perché ogni giorno vengono scoperte nuove falle informatiche.

A che cosa servono i backup

L’utilità di disporre di un backup esce fuori soltanto quando le cose si mettono male, tipicamente: il senso del disporre di un backup automatizzato e fatto periodicamente è esattamente questo. La procedura del cosiddetto recovery dei dati, nello specifico, permette di ripristinare all’istante lo stato del sistema (i file, il database, il sito, ecc.) al momento esatto in cui esisteva una copia di backup integra, quindi rimuovendo i vecchi dati e sostituendoli con i nuovi.

Una cosa che mediante backup manuali, ovviamente, non sarebbe possibile se non ricorrendo a supporti esterni via USB o rete che pero’, in queste condizioni, rischiano di non essere utili perché potrebbero essere a loro volta corrotti.

I backup dei nostri dati, pertanto, sottintendono varie motivazioni pratiche alla base delle quali è necessario, nel proprio ciclo di attività, allocare un certo numero di risorse e di tempo: avere una soluzione di backup automatizzata, di fatto, ci permette di stare più tranquilli nel caso in cui sia avvenuto un problema sui nostri dati, che sia un errore software o hardware oppure un software malevolo come un ransomware.

Il servizio di backup, inoltre, è spesso basato sulla tecnologia cloud: questo perchè in genere non è molto sicuro tenere i backup fisicamente salvati nella stessa “zona” in cui esistono i file ed il database originale, sfruttando ad esempio servizi esterni che permettano di salvarli periodicamente e sulla base di una pianificazione prestabilita (ad esempio: 2 volte al giorno nei giorni lavorativi).

Molti backup, inoltre, possono essere anche multipli, in modo da avere più possibilità di scelta in caso di problemi, possono anche essere salvati su CD o nastro (il quale è un supporto più durevole rispetto ai classici dischi), anche se – ad oggi – si tende a sfruttare il cloud proprio per via della sua versatilità e velocità in caso di disaster recovery. Il cloud, inoltre, risolve anche eventuali problemi di spazio in cui si potrebbe incorrere con i dispositivi tradizionali, avendo a disposizione un vero e proprio hard disk esterno sul quale sarà sempre disponibile una copia integra e funzionante dei nostri dati aziendali.

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COME OTTIMIZZARE IL FUNNEL DEL TUO SITO E-COMMERCE

COME OTTIMIZZARE IL FUNNEL DEL TUO SITO E-COMMERCE

Se gestisci il sito e-commerce della tua attività, magari su piattaforma cloud, avrai sicuramente osservato, dopo un po’ di tempo, che l’attività di conversione (cioè di vendita effettiva dei prodotti) potrebbe rivelarsi complicata.

Se la realizzazione dell’architettura dello stesso, da un lato, è fondamentale per realizzare un sito web conforme agli standard di qualità di Google (e naturalmente dei futuri acquirenti), di per sé non basta: riuscire ad analizzare il percorso che effettuano gli utenti prima dell’acquisto è un processo vitale, che molti – colpevolmente – tendono a sottovalutare. Avere tanti visitatori sul tuo negozio online, in sostanza, può rivelarsi del tutto inutile, a conti fatti, se non hai saputo quantificare e qualificare il cosiddetto funnel di conversione.

Ottimizzare un funnel, nella pratica, consente di tracciare, gestire criticamente e monitorare il comportamento medio degli utenti, individuando punti critici ed eventuali blocchi nel percorso di acquisto. Uno dei modi per farlo nella pratica, ad esempio, può essere quello di trarre informazioni dagli analytics del nostro e-commerce, che possono essere impostati adeguatamente per estrarre i dati più utili.

Non esistono ovviamente ricette predefinite utili al caso: ogni e-commerce fa storia a sé, con rispettivi problemi e punti di forza. L’analisi del comportamento degli utenti, di fatto, è uno degli aspetti più importanti in quest’ottica.

In un ragionamento più approfondito, per migliorare il funnel di conversione si tende a concentrarsi sul “cammino” che effettuano i visitatori: da quando arrivano sul nostro e-commerce la prima volta a quando, finalmente, concludono l’acquisto di un prodotto o servizio che vendiamo. Un percorso che, per inciso, può presentare vari fattori complicanti: tanto per cominciare, ad esempio, non è detto che il visitatore diventi un cliente alla prima visita.

Potrebbe volersi fare un’idea, prima, confrontare i prezzi di altri competitor, tornare sul nostro sito più volte in seguito e via dicendo. Anche quando la decisione è stata presa, del resto, l’acquisto potrebbe presentare imprevisti fattori bloccanti: ad esempio se il nostro e-commerce non è ottimizzato per i cellulari può essere difficile o impossibile, per lui riuscire a comprare. Eliminare questi ultimi è, ovviamente, un’operazione delicata quanto vitale per il successo.

processo-acquisto-ecommerce

Il percorso compiuto dal consumatore nel corso del processo di acquisto parte dal momento della consapevolezza dell’esistenza di un certo prodotto, fino alla sospirata decisione dell’acquisto – e giustifica la parola funnel, inteso come imbuto: della grande massa di visitatori che arriva sul sito, infatti, solo una parte degli stessi diventerà un acquirente effettivo, proprio perché verrà “filtrata” da vari stadi intermedi.

A livello più approfondito, questi passaggi sono in genere di tre tipi: anzitutto abbiamo il TOFU (Top Of FUnnel), che interessa la maggioranza dei visitatori del nostro sito, e che dovremmo coprire mediante contenuti del sito dedicati ai newbie del prodotto (ad esempio FAQ, oppure articoli di presentazione dei prodotti che vendiamo).

 

Il secondo livello è detto MOFU (Middle Of FUnnel), ed interessa ciò che pubblichiamo nel sito e si indirizza al passaggio da cliente a potenziale cliente (ad esempio l’iscrizione ad una newsletter tematica).

Infine abbiamo il livello BOFU (Bottom Of FUnnel), che interessa il momento cruciale in cui il prospect decide di comprare il prodotto del nostro e-commerce e diventare cliente effettivo, eventualmente fidelizzato.

Per la verità, poi, l’ottimizzazione del funnel è un modello che, per molti e-commerce, non viene universalmente accettato: il percorso di conversione è, infatti, a volte più complicato di quanto non vorrebbe questa visione “ad imbuto”, che resta comunque in grado di fornire una linea guida solida per ottimizzare. All’atto pratico, tuttavia, esistono vari fattori di disturbo che potrebbero distorcere la percezione dell’utente, sia in positivo (ad esempio se è arrivato al sito mediante passaparola di un amico, potrebbe comprare più velocemente) che in negativo (potrebbe non comprare perché, ad esempio, il sito non supporta la carta di credito che usa per gli acquisti su internet, per cui è costretto a rinunciare).

Ottimizzare il funnel del sito, in breve, comporta una revisione critica del nostro ecommerce, dalla struttura fino alle funzionalità dello stesso, ed è l’unico modo per provare a migliorare il tasso di acquisto del nostro ecommerce.

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5 USI PRATICI DEL CLOUD COMPUTING NELLA VITA DI OGNI GIORNO

5 USI PRATICI DEL CLOUD COMPUTING NELLA VITA DI OGNI GIORNO

La “nuvola informatica” nota come cloud computing fa parte dell’architettura informatica di innumerevoli applicazioni, sia su smartphone che su PC. Spesso la sua formulazione è vaga o nebulosa (neanche a dirlo, visto che si tratta di “nuvole”, traduzione italiana di cloud). In quest’ottica, a conti fatti, può essere difficile per i non esperti riuscire a comprenderne del tutto le potenzialità.

In realtà la tecnologia in questione è (al netto dei dettagli tecnici) realmente alla portata di tutti, e sarà sempre più semplice da utilizzare nei prossimi anni.

Anzitutto è bene tenere presente che il cloud computing rientra, per buona parte, nell’erogazione dei Software as a Service (SaaS), un modello di distribuzione delle applicazioni che si paga in base all’utilizzo che effettivamente se ne fa.

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In alcuni casi esistono SaaS parzialmente gratuiti, ma la loro disponibilità è limitata all’uso di determinate quote – un po’ come avviene per i servizi di file hosting che, tipicamente, sono entrati entro un limitato numero di gigabyte di spazio e fanno ormai parte dell’uso quotidiano. La definizione precisa e rigorosa dei servizi di questo tipo è molto varia, e si rischia di perdersi in miriadi di definizioni e casi d’uso che possono, alla lunga, creare più confusione che altro.

Molto meglio, a questo punto, andare a elencare alcuni usi pratici del cloud computing nella vita tecnologica di ognuno di noi. Vediamone cinque diversi, e ci renderemo conto di quanto, ad oggi, si faccia uso del cloud computing quasi senza rendersene conto.

1 – Utilizzo di piattaforme di streaming video

I servizi di streaming on demand per vedere partite, eventi in diretta e film si basa interamente sulle più straordinarie evoluzioni del cloud. Sono macchine e servizi di per sé costosi, ovviamente, ma il prezzo esprime la solidità del servizio e la possibilità di frammentarlo in piccole quote che chiunque può permettersi. Sono in questi casi presenti più server che cooperano per mantenere lo streaming fluido, tecnologie di recupero di eventuali errori di trasmissione, buffering per non rallentare il flusso video (e mantenerlo sincronizzato in tempo reale) e così via.

2 – Servizi di file hosting

Come accennato tutti i servizi di cloud storage, atti a memorizzare e disporre di copie di backup dei propri dati, si basano sul paradigma cloud. Questo vale per la possibilità di caricare e scaricare file, per l’utilizzo di file system controllabili a distanza e per l’ulteriore possibilità di sincronizzare in tempo reale file locali e file in remoto. La possibilità di sincronizzare i dati, del resto, è una delle caratteristiche più apprezzate da parte di chi si trova spesso in viaggio, ad esempio, e desideri mantenere sempre aggiornate le informazioni che gli servono.

3 – App per memorizzare dati personali in modo sicuro

Molti portachiavi per memorizzare le password del proprio sistema, o quelle dei siti a cui accediamo più spesso, sincronizzano tali dati grazie ad un server cloud.
Ovviamente ciò avviene con modalità diverse a seconda del grado di sicurezza imposto dal sistema, ma il più delle volte ciò è associato ad una crittografia forte (cosiddetta end-to-end): in questo modo nessuno, se non il proprietario, potrà vedere in chiaro le password salvate.

4 – Backup di sistema, di siti e di software di ogni genere

La gran parte dei sistemi per il backup (ovvero le copie di sicurezza dei nostri dati, da ripristinare e recuperare all’occorrenza) si basano, ad oggi, sul cloud computing: questo perché è molto facile, sfruttando i vari strati di software messi a disposizione dalla piattaforma, riuscire a effettuare copie di sicurezza pianificate, sicure e ridondanti. In questo modo il cloud elimina (o quasi) la necessità di dover effettuare manualmente (e periodicamente, come si dovrebbe fare) questa operazione. Il tutto implica per l’utente finale un risparmio di tempo – nell’arco di un anno di lavoro, ad esempio – considerevole.

5 – Creazione di chatbot

Come previsto nel nostro precedente articolo sulle evoluzioni cloud dell’anno – è possibile, mediante avanzatissimi algoritmi, dotare il cloud della capacità di creare chatbot interattivi. Mediante essi i funnel di vendita delle aziende ed i servizi di assistenza online potranno essere sempre più efficienti, facili da gestire ed automatizzati. Un chatbot ha la capacità, mediante comunicazione diretta con un operatore virtuale, di intuire cosa ci stia chiedendo un potenziale cliente e, in molti casi, di indirizzarlo verso la risposta che cerca: una FAQ, una proposta commerciale specifica oppure il classico contatto con il reparto commerciale dell’azienda.

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