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Dati immutabili : cosa sono? I vantaggi dei dati inalterabili

Caratteristiche dei dati immutabili, ambiti di applicazione e importanza dei dati inalterabili per la sicurezza, la compliance e la continuità operativa

Per introdurre il concetto di dato immutabile è possibile formulare un esempio basato sul fascicolo sanitario elettronico di un paziente in cura presso il servizio sanitario nazionale. Questo documento contiene generalmente tutti i dati relativi ai referti medici, alle prescrizioni dei farmaci e all’eventuale cartella clinica ospedaliera, così come informazioni riguardanti i certificati vaccinali e le prestazioni erogate.

Le condizioni di salute di un individuo possono inoltre evolvere nel tempo. Diagnosi, terapie, trattamenti e guarigioni rappresentano quindi la sua storia clinica e ogni dato aggiuntivo è rilevante ma non sostituisce quelli registrati in precedenza. Abbiamo così una prima definizione di dato immutabile, cioè  un’informazione che non può (o non dovrebbe) essere alterata, sovrascritta o rimossa

Quello sanitario non è naturalmente l’unico contesto di applicazione dei dati immutabili. Questi ultimi sono impiegati anche nelle analisi di mercato, nel marketing, nella Fintech, in meteorologia e in qualsiasi ambito in cui sia possibile attualizzare il valore di dati storici.

Dati immutabili e database

Secondo un’impostazione tradizionale, in genere i database basati sul modello relazionale vengo progettati per ospitare dati mutabili. Se un nostro contatto cambia numero di telefono, non è necessario conservare l’informazione relativa a quello precedente e la si sovrascrivere con la registrazione del nuovo recapito.

Esistono dati che per loro natura non dovrebbero essere mutabili, come per esempio le date di nascita, ma possono essere gestiti anche con questo tipo di database perché, in assenza di alterazioni volontarie o accidentali, il rischio che vengano modificati è almeno teoricamente nullo, salvo la necessità di correzioni a seguito di inserimenti errati. Le basi di dati pensate per memorizzare dati immutabili sono però strutturate per consentire il confronto tra di essi e ciò implica che le informazioni archiviate lo siano in modo permanente nella loro forma originale. Senza eccezioni.

È appunto il caso dei dati sanitari ma anche un’azienda che deve rispettare determinati standard, si pensi a quelli previsti dalle normative sul trattamento dei dati personali, può avere necessità di dati immutabili con cui dimostrare la conformità nel tempo del proprio operato con i requisiti richiesti. Stesso discorso per quanto riguarda i log generati da un’applicazione, utili per le procedure di debugging, o per tutti i dati legati al controllo di gestione che possono essere utilizzati per l’auditing aziendale.

Dati immutabili e performance

I dati immutabili presentano dei vantaggi anche per quanto riguarda le performance in fase di allocazione e sono quindi una soluzione ottimale per la riduzione delle latenze.

Nel caso dei dati database progettati per dati mutabili le informazioni da sostituire devono essere identificate e rimosse per poi procedere con la registrazione dei nuovi dati e la verifica della loro integrità. Ciò richiede un dispendio di tempo che può diventare significativo nel caso in cui si debba gestire una quantità molto elevata di transazioni.

Un sistema destinato a raccogliere grandi volumi di dati e un flusso costante di informazioni, come per esempio quelle provenienti da sensori attraverso network di device IoT, può quindi operare in modo più efficace allocando dati immutabili in sequenza e associando ciascuno di essi ad una marca temporale che ne certifichi il momento della registrazione.

Dati immutabili e struttura dei database

Un classico database relazionale è strutturato in una o più tabelle popolate da record in cui sono archiviati i dati. Nei database progettati per i dati immutabili il concetto di record viene invece sostituito da quello di log, cioè il risultato della registrazione sequenziale e cronologica dei task eseguiti da un sistema.

Chiaramente un approccio del genere presenta anche degli svantaggi, per esempio il fatto che ogni nuovo log è in pratica un registro addizionale che necessita di spazio disco aggiuntivo. I dati preesistenti non possono essere aggiornati o eliminati, quindi ad ogni transazione corrisponde una quota di storage occupato.

Vi è poi da considerare il fatto che un database pensato per contenere dati immutabili può essere più complesso da gestire rispetto ad un comune struttura relazionale. Le più recenti normative sulla tutela della privacy impongono ad esempio che un dato personale debba essere cancellato dal titolare del trattamento su richiesta dell’interessato. A rigor di logica ciò non è possibile nel caso dei dati immutabili e anche per questo motivo si adottano sistemi di crittografia con cui cifrare le informazioni. Una volta rimossa o sovrascritta la chiave necessaria per decifrare un dato questo diventa indisponibile e inaccessibile.

Dati immutabili e infrastrutture Cloud

L’esempio citato in precedenza ci dimostra come anche alla maggiore complessità portata dai dati immutabili vi sia una soluzione. Ma torniamo al discorso riguardante il rapporto tra dati immutabili e spazio di allocazione: appare chiaro come le infrastrutture in grado di garantire un livello elevato di scalabilità delle risorse rappresentino un ambiente ideale per ospitare database organizzati in registri. Anche in questo caso abbiamo quindi una soluzione ai problemi di storage: le infrastrutture Cloud.

A differenza di quanto accade con un’infrastruttura on-premise che deve essere implementata, mantenuta e aggiornata localmente con tutte le rigidità che tale approccio potrebbe comportare, il Cloud offre una scalabilità virtualmente illimitata, consentendo di archiviare grandi quantità di informazioni senza preoccuparsi delle limitazioni legate allo spazio fisico disponibile.

Un provider Cloud, inoltre, fornisce in genere maggiori garanzie dal punto di vista della conservazione e della protezione dei dati e questi rimangono costantemente accessibili indipendentemente dal momento e dal luogo in cui viene effettuata una richiesta. Ciò si accompagna anche ad una riduzione degli investimenti in hardware e manutenzione, trasformando i costi fissi in costi variabili, più prevedibili e più gestibili.

I backup immutabili

I backup immutabili sono una garanzia di immutabilità del dato in quanto, una volta generati, non posso essere modificati. Non possono essere inoltre rimossi se non per decisione dell’utente o dell’organizzazione che li ha creati.

Questa caratteristica li rende delle soluzioni ideali per la protezione dei dati contro tentativi di violazione e per garantire l’integrità delle informazioni nel tempo.

Si pensi per esempio ad un attacco basato su un ransomware. Quest’ultimo potrebbe infatti crittografare tutti i dati presenti in un network rendendoli inaccessibili fino al pagamento del riscatto richiesto, ammesso che ciò sia sufficiente per entrare in possesso della necessaria chiave di decriptazione. L’immutable storage applicato ai backup permette invece di evitare che i dati possano essere alterati, garantendone la disponibilità anche in caso di attacchi su larga scala da parte di utenti malintenzionati. Un’intera rete potrebbe essere compromessa da un ransomware ma non i dati backup immutabili.

Nel caso in cui si dovessero verificare eventi avversi, come guasti a carico dell’hardware o cancellazioni intenzionali o involontarie, i backup immutabili rappresenterebbero una fonte affidabile per il recupero dei dati. Sono inoltre un riferimento per le attività di audit e la tracciabilità, in quanto forniscono una cronologia affidabile di eventi e processi, restituendone anche il contesto storico.

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Criticalcase Sponsor all’ AWS Summit

Criticalcase sarà sponsor all' AWS Summit di Milano

Il 22 Giugno si terrà a Milano, presso l’Allianz MiCo – Milano Convention Centre, l’AWS SUMMIT dove Criticalcase sarà presente come Sponsor.

Durante l’evento dedicato ai servizi Cloud di Amazon Web Services (AWS) incontrerete e conoscerete i componenti del nostro Digital Solutions Core Team con i quali potrete toccare svariati argomenti:

Servizio full managed per la gestione e mitigazione degli attacchi che sfruttano il layer applicativo. La soluzione si basa su un’architettura estremamente evoluta che adotta i principali servizi AWS per la sicurezza, la gestione e correlazione dei log e la notifica e aggiornamento automatico delle “security rules”. 

I servizi di Gestione Operativa e di Incident Response di Criticalcase, completano la soluzione mantenendo la piattaforma aggiornata e rispondendo prontamente in caso di attacchi.

Il traffico “malevolo” e non, viene monitorato e mostrato tramite una dashboard estremamente completa, che permette di correlare e visualizzare gli attacchi sotto diversi aspetti, al fine di effettuare un’efficace attività di Incident Response H27x7.  

Il Cliente può concentrarsi sul proprio business mentre noi ci occupiamo della completa gestione operativa dell’infrastruttura Cloud e relativi servizi.

Il modello di Operation Management di Criticalcase tiene conto non solo della consueta gestione operativa su base ITIL, ma soprattutto delle complessità e tipicità introdotte dal Cloud, come ad esempio:

  • Cost Management
  • Performance Management
  • Asset & Service Management
  • Security, Problem & Incident Management H27x7
  • Multicloud Management
  • Change & Configuration Management

Una Cloud adoption matura significa utilizzare a pieno i servizi messi a disposizione dal public Cloud con l’obiettivo di ottenere sicurezza, performance, affidabilità e scalabilità. I principali pattern delle soluzioni Cloud Native fanno dunque uso di containerizzazione, servizi serverless, servizi PaaS/SaaS e più in generale di automazione (DevOps/CI/CD).

Criticalcase supporta i propri Clienti nell’individuare ed implementare il modello di Cloud Adoption più corretto attraverso la scelta delle soluzioni architetturali Cloud Native più adatte all’esigenza del Cliente, minimizzando anche complessità inutile e il platform lockin.     

 

Per noi il mondo dell’ IoT si traduce nel creare un’offerta al cliente basata su soluzioni end to end che rispondando al problema/esigenza/pain del cliente. Come ad esempio servizi che permettano di migliorare le prestazioni e/o la produttività dei processi industriali. Durante l’evento sarà presente una demo sviluppata dal nostro Team, dove potrete vedere in Real Time un’esempio su come poter migliorare questi processi.

Il nostro valore aggiunto è quello di mettere a disposizione soluzioni con best practices collaudate e sicure scegliendo i servizi cloud più adatti.

Per venire a conoscerci e a incontrarci registratevi gratuitamente all’evento cliccando QUI oppure potrete CONTATTARCI per ogni tipo di approfondimento in merito.

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Consulenza cloud: cosa aspettarti da Criticalcase

Consulenza cloud: cosa aspettarti da Criticalcase

In Italia, c’è grande bisogno di servizi di consulenza cloud. Nonostante il clima macroeconomico d’incertezza, sono sempre di più le imprese che puntano su infrastrutture e piattaforme cloud per supportare la propria trasformazione digitale e diventare sempre più agili e innovative. Lo conferma l’Osservatorio Cloud Transformation, che nel 2022 ha quantificato in 4,5 miliardi di euro la spesa complessiva delle imprese italiane in servizi cloud, con un +18% rispetto all’anno precedente. 

Soprattutto, l’evoluzione verso il cloud si è ormai affermata in ogni tipologia di impresa: nonostante le enterprise continuino a guidare il percorso, oggi il 52% delle PMI adotta almeno un servizio cloud, con un incremento del 7% rispetto al 2021.

Consulenza cloud: necessaria per un journey di successo

Il valore della consulenza cloud nasce dalla complessità insita nel tema e, soprattutto, dal suo ruolo strategico per la competitività delle imprese.

Nonostante molte PMI stiano già adottando servizi SaaS a supporto dell’operatività quotidiana e dei nuovi modelli di lavoro, il journey to cloud è un percorso di modernizzazione profonda dei sistemi informativi aziendali, e, come tale, va guidato da esperienza, competenze specialistiche e asset dedicati. Non si tratta, in altri termini, di adottare qualche nuovo applicativo SaaS o semplicemente di portare in cloud le proprie applicazioni secondo un approccio lift & shift, ma di modernizzare l’impianto tecnologico aziendale rendendolo più resiliente, capace di sfruttare tecnologie innovative (AI, Machine Learning…), flessibile, aperto all’innovazione e in grado di alimentare nuovi di business su cui l’azienda imposta la propria crescita.

Criticalcase e i benefici dell’approccio end-to-end

Affidarsi a Criticalcase significa poter contare su un unico partner, fidato e di esperienza, per tutto il percorso evolutivo dei sistemi informativi verso il cloud.

Non esiste, in quest’ambito, un approccio standardizzato: ogni azienda ha le sue peculiarità, il suo modello di business e operativo, le proprie esigenze in termini di agilità e compliance, nonché un certo livello di maturità digitale che il cloud tende naturalmente a far evolvere. Soprattutto, ogni azienda vuole raggiungere certi obiettivi con l’adozione del cloud, siano questi l’efficientamento dei processi o la razionalizzazione dei costi, ma senza dimenticare l’adozione di tecnologie next-gen a supporto della differenziazione competitiva e di nuove modalità di lavoro, che a loro volta creano produttività ed engagement.

La raccolta dei requisiti è centrale, così come l’assessment volto a definire lo stato dell’arte dei sistemi informativi e delle applicazioni adottate quotidianamente dall’azienda. Tutto ciò porta a progettare un modello cloud corretto in funzione delle esigenze manifestate e, soprattutto, a definire una roadmap di modernizzazione dei sistemi. A tal fine, Criticalcase introduce un corretto mix di competenze nell’ambito delle soluzioni cloud, grande esperienza al fianco di imprese con modelli organizzativi complessi e infrastrutture proprietarie di primo piano, come i Data Center certificati Tier III. Segue l’implementazione del progetto e la successiva gestione h24 in funzione di livelli di servizio fissati contrattualmente.

Criticalcase può inoltre erogare svariati servizi a supporto delle performance dei sistemi: gestione dei costi (per approfondire vai al White Paper dedicato al cloud cost management), monitoring delle infrastrutture, servizi finalizzati alla business continuity, attività di gestione dei registri (log management) a fini di compliance, troubleshooting e massimizzazione delle prestazioni, oltre all’acquisizione e all’analisi delle metriche di performance delle applicazioni (APM), così da renderle sempre in linea con le esigenze del business. Da non trascurare, infine, i servizi di sicurezza gestita, fondamentali in un’era in cui il rischio cyber aumenta di giorno in giorno.

Affidarsi a Criticalcase significa dunque poter contare, all’interno di un percorso complesso, su un approccio end-to-end, che copre ogni fase del progetto e sfocia in servizi continuativi a beneficio della sicurezza, conformità, efficienza e prestazioni del comparto tecnologico aziendale, su cui le aziende moderne costruiscono il proprio futuro.

Un incidente che compromette i sistemi aziendali o un attacco mirato possono mettere in ginocchio un’impresa.

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Costi Cloud, come ottimizzarli davvero?

Costi Cloud, come ottimizzarli davvero?

costi cloud

Il cloud è il principale abilitatore di trasformazione digitale ed è adottato dalla stragrande maggioranza delle imprese. Per quanto l’opportunità sia nota ai più, resta da comprendere – caso per caso – come le aziende possano ottimizzare i costi del cloud per evitare che vengano meno i concetti di efficienza e convenienza rispetto al modello on-premise. L’ottimizzazione dei costi, inoltre, consente alle imprese di liberare risorse e di allocarle su altre attività progettuali, stimolando l’innovazione e favorendo la competitività.  

Costi Cloud: un tema complesso e in continuo divenire

Perché il tema dei costi cloud è così centrale e di tendenza al tempo stesso? La flessibilità del modello cloud e le logiche pay-per-use (o as-a-service), che di fatto allineano la spesa all’effettivo utilizzo delle risorse e dei servizi del provider, rendono piuttosto complesso preventivare i costi e quindi comprendere, rispetto al modello in-house tradizionale, se esista e quanto sia marcata la convenienza sul versante economico.

Inoltre, sul tema dei costi cloud incide anche la complessità delle architetture enterprise contemporanee, pressoché tutte ibride e basate sull’orchestrazione di servizi di provider diversi (multicloud). Prezzi differenti, listini che cambiano di continuo, modalità di tariffazione ad hoc e più fatture da gestire non semplificano il quadro, imponendo un onere extra anche per il comparto amministrativo e finanziario dell’azienda.

Non da ultimo, il successo dei modelli ibridi comporta il mantenimento di determinati costi di manutenzione e aggiornamento dell’infrastruttura interna, a meno che – per la componente privata – non si opti per un cloud hosted nell’infrastruttura IT di un partner dedicato.

Governare al meglio il tema dei costi cloud

Ridurre i costi cloud e realizzare un vero vantaggio rispetto al paradigma on-premise è certamente possibile, ma a patto di inquadrare e governare bene la situazione d’insieme. Ciò significa almeno due aspetti:

  • avere una chiara consapevolezza dei costi dell’infrastruttura esistente e dell’andamento delle spese degli ultimi anni;
  • conoscere perfettamente le voci di costo del cloud e i moltissimi fattori e servizi che, se tenuti fuori dai canoni predefiniti, possono incidere in modo determinante sulla spesa complessiva.

In sede di migrazione verso il cloud, è auspicabile partire da un esame delle risorse attuali, così da comprenderne il reale utilizzo e stimare le configurazioni cloud di cui si avrà bisogno per gestire i workload in produzione. Va poi considerato il costo della migrazione, che in un modello enterprise potrebbe non essere indifferente, quello legato alla formazione del personale (non solo IT) e, non da ultimo, quello relativo alla scalabilità delle risorse cloud.

La scalabilità nativa è una delle caratteristiche di massimo pregio del cloud e gli dona una flessibilità sconosciuta ai modelli tradizionali. Tuttavia, miscelando la scalabilità virtualmente illimitata e il modello pay per use può scaturire una vera e propria moltiplicazione dei costi e, soprattutto, la totale perdita di controllo sugli stessi.

La soluzione consiste nel pianificare correttamente le risorse e accordarsi con il/i provider per quanto concerne l’eventuale aggiunta di risorse o servizi, onde evitare spiacevoli sorprese. Se c’è una conoscenza completa dello sfaccettato universo dei costi cloud, sta poi all’azienda definire con il provider un contratto di servizio il più semplice e chiaro possibile, che gestisca tutti gli elementi di costo (anche quelli nascosti) e li allinei con i budget e gli obiettivi aziendali.

Criticalcase e l’ottimizzazione dei costi cloud

Non sempre le imprese possono contare su competenze specializzate nel controllo e l’ottimizzazione dei costi delle infrastrutture cloud. Ma tutte ne avrebbero bisogno.

Per questo motivo, assume rilevanza strategica il servizio di Cloud Cost Management di Criticalcase, basato su framework di riconosciuta efficacia e finalizzato, appunto, all’ottimizzazione dei costi del cloud in funzione delle esigenze di ogni impresa.

Semplificando, il framework si compone di una fase di pianificazione, comprensiva di obiettivi e requisiti, per poi passare all’assessment dell’architettura, all’analisi dei costi con censimento dei servizi utilizzati, alla loro riduzione e ottimizzazione attraverso misure tecniche come il ridimensionando delle macchine o modifiche architetturali delle applicazioni. Il tutto, assistito da competenze e tool dedicati.

Il tema dei costi cloud è prioritario. Per questo, abbiamo realizzato un White Paper che approfondisce i temi di questo articolo e spiega l’approccio giusto da adottare. Vi consigliamo di scaricarlo, ed eventualmente di contattarci per ogni approfondimento in merito.

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Managed service security: perché è la via più efficace per la sicurezza

Managed service security: perché è la via più efficace per la sicurezza

Managed services security

La velocità e il dinamismo del business reclamano supporti digitali disponibili subito e soprattutto sicuri, condizioni difficilmente ottenibili senza il ricorso ai servizi di managed services security. L’evoluzione continua delle minacce cyber in circolazione e la necessità di monitorare con più attenzione ciò che accade su sistemi e reti, per poter reagire prontamente agli attacchi, costituiscono una sfida difficile per le imprese.

Sfida che richiede la disponibilità di personale con competenze specialistiche nella security, pronto ad aggiornarsi in modo continuo su nuove minacce e misure di protezione. Personale pronto a intervenire nelle situazioni d’attacco, che tipicamente avvengono di notte e nei fine settimana, incompatibili con le risorse delle imprese medie e piccole, bersaglio privilegiato del cybercrime. Carenze facilmente affrontabili con servizi di managed service security.

Managed service security al servizio delle imprese

Nell’ambito dei tanti servizi gestiti che sono reperibili sul mercato, che spaziano dall’outsourcing IT al cloud infrastrutturale fino alle applicazioni online, i managed services security hanno caratteristiche molto specifiche, da non confondere con le gestioni di commodity normalmente incluse nei package di servizi. Il fornitore di managed service security mette a disposizione dell’azienda cliente competenze e strutture specifiche per la difesa dell’infrastruttura informativa.

La risorsa più importante che caratterizza i managed services security provider è il SOC (security operation center) ossia la disponibilità di un centro operativo, funzionante su base 24x7x365, da cui erogare in tempo reale servizi di sicurezza attraverso agenti software e attuatori installati sulle reti e sistemi del cliente. Nel SOC i tecnici esperti sono continuamente aggiornati sulle minacce circolanti in rete a livello globale e sui metodi efficaci per bloccarle.

Attraverso monitoraggio dei flussi di rete e degli allarmi inviati dai sistemi aziendali, vengono rilevati intrusioni, accessi anomali a dati e applicazioni, circolazione di malware ed exploit di vulnerabilità ed effettuati gli interventi di salvaguardia quali, per esempio, l’isolamento dalla rete dei sistemi compromessi o la riprogrammazione dei firewall per bloccare gli attacchi di denial of services (DoS) su servizi in rete.   

L’esperienza del provider al servizio della security d’impresa

Oltre alle capacità di gestione, i fornitori di managed service security mettono a disposizione del cliente la consulenza necessaria per migliorare la security di infrastrutture complesse, che comprendono reti, storage, sistemi fissi, mobili e servizi in cloud di vendor diversi. Sono offerti gli assessment delle tipologie di rischio a cui l’azienda è esposta, per esempio, per l’utilizzo del lavoro da remoto, delle connessioni digitali con partner nell’ambito della supply chain o per l’interesse dei cyber criminali verso le informazioni trattate.

Si affiancano i servizi di vulnerability assesment, per conoscere il livello di robustezza offerto dal codice applicativo in uso e i penetration test con cui hacker etici professionisti mettono alla prova le loro abilità contro le difese già approntate. Stabilita l’appropriatezza dei sistemi di protezione è possibile programmare gli aggiornamenti nel tempo e garantire una gestione efficace in accordo con gli SLA d’intervento prestabiliti.

In sintesi, un provider di managed service security deve avere le competenze per garantire innanzitutto la sicurezza infrastrutturale in ambienti ibridi on-premise e di cloud (per approfondimenti suggeriamo la lettura del white paper “Sicurezza e resilienza delle infrastrutture IT”). Deve saper individuare e risolvere le vulnerabilità del software applicativo o che si nascondono nei gap d’interconnessione tra differenti componenti di servizio. Deve inoltre possedere l’esperienza per saper valutare i livelli di rischio negli specifici ambienti di business e l’autorevolezza per intervenire su processi che hanno al centro le persone. Competenze che Criticalcase ha sviluppato in oltre vent’anni di attività internazionale come high availability service provider, con soluzioni su misura per ogni tipologia d’impresa.

La cyber-resilienza è un modello che riunisce i processi di business continuity, pratiche di data security, resilienza organizzativa e offre una soluzione efficace e concreta al crimine informatico.

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SaaS deployment: 5 fattori per una delivery di successo

SaaS deployment: 5 fattori per una delivery di successo

saas deployment

Rispettare, e mantenere, le promesse di sfruttare o fornire applicazioni in modalità SaaS (Software as a Service), può rivelarsi molto più difficile del previsto. Dietro le prospettive di flessibilità, risparmio e sicurezza, in fase di SaaS Deployment ci sono infatti una serie di aspetti tecnici da tenere in considerazione se si vuole raggiungere gli obiettivi previsti.

Un’infrastruttura SaaS non può infatti prescindere da alcuni elementi critici, potenziali fonte di problemi. A partire dal corretto dimensionamento per l’ambiente destinato a ospitare il software, al quale sono legati costi e prestazioni, due tra gli argomenti chiave.

Gli stessi costi devono essere valutati in dettaglio. Le spese per hardware, configurazione, gestione, disponibilità e assistenza, concorrono a determinare i canoni. Sbagliare la stima in un senso o nell’altro si rivelerà presto controproducente rispetto ai benefici auspicati.

Prestazioni senza compromessi

Nonostante questo, le prestazioni, picchi di servizio compresi, devono essere garantite senza eccezioni, La scelta SaaS è guidata proprio dalla prospettiva di liberarsi da queste incombenze. È quindi impensabile lasciare cadere sul cliente scelte sbagliate. Il tutto, naturalmente corredato dai relativi livelli di sicurezza sotto ogni aspetto. Da quella contro intrusioni di ogni forma, alla disponibilità totale di backup e modalità di ripristino, gestibili in totale autonomia.

Per quanto compiti all’apparenza impegnativi, rappresentano le basi indispensabili per fornire servizi in cloud. In fase di SaaS Deployment, si può fare riferimento a cinque punti chiave, utili per mettere a punto una strategia e sviluppare processi a prova di brutte sorprese.

5 passi verso un SaaS Deployment di successo

Il filo conduttore è seguire in tutti i casi la continuità delle operazioni. Non si tratta cioè di avviare una sequenza di passaggi, ma sviluppare attività da curare in parallelo. Vediamo quali.

1. Integrazione dei processi di sviluppo

Vale a dire testare e installare regolarmente il software in più ambienti operativi, così da raccogliere maggiori riscontri e informazioni più complete. Una via per individuare più rapidamente anche errori e intervenire di conseguenza, con la tranquillità di poter distribuire effettivamente le correzioni solo nel momento in cui siano state verificate sotto ogni aspetto, senza lasciare in qualche modo all’utente in compito di fare da cavia.

2. Configurazioni hardware aggiorante

La stessa operazione deve essere condotta a livello di server. Anche le configurazioni hardware sono soggette ormai a frequenti cambiamenti, causati da semplici aggiornamenti o dall’aggiunta di nuovi moduli. Restare aggiornati, anche su quelli al momento non effettivamente utilizzati, gioca in favore di procedure meno complicate quando si parlerà di aggiornamenti.

3. Continuous deployment

Questi primi due aspetti si combinano a loro volta in un processo continuo di SaaS Deployment. Sia per il normale aggiornamento delle funzioni o delle correzioni, sia per proporre nuove funzioni, è utile prevedere un’elevata frequenza di aggiornamenti. Altrettanto importante, fissare dei punti di arrivo nei processi di sviluppo, in modo da avere sempre disponibile una versione pronta da installare.

4. CI/CD pipeline

Si arriva così a sviluppare la catena definita CI/CD. Integrazione e distribuzione continua del software si uniscono per garantire all’utente la disponibilità della versione più aggiornata e completa di un software, e allo stesso tempo la correzione degli errori rilevati durante le procedure di testing. Se bene organizzata, una procedura del genere permette di individuare gli errori per tempo, prima che si manifestino all’utente finale e capire dove sia necessario intervenire. Accelerando così anche i tempi di intervento.

5. Testing automatico

Come facile prevedere infine, i ritmi di un SaaS Deployment impostato su questi principi sono estremamente serrati. Diventa quindi importante affidarsi a un sistema di testing automatico per la ricerca dei problemi. Meglio ancora se standard, cioè non sviluppati internamente. Questo permette di appesantire meno i sistemi e al tempo stesso ottenere risultati confrontabili su una scala più ampia.

Competenze ed esperienza: il ruolo di un partner

Per quanto tutto sommato facili da inquadrare, pensare di mettere in pratica questi cinque punti in autonomia, non è necessariamente la decisione migliore. Affidarsi a esperti in materia, significa prima di tutto inquadrare al meglio lo scenario anche da una visuale indipendente. Inoltre, poter contare su competenze difficilmente presenti al proprio interno, anche solo perché fortemente specializzate. Infine, capaci di individuare le caratteristiche particolari utili a integrare una soluzione standard.

La cyber-resilienza è un modello che riunisce i processi di business continuity, pratiche di data security, resilienza organizzativa e offre una soluzione efficace e concreta al crimine informatico.

20 Gennaio 2023

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Cloud e vendor lock-in: i consigli degli esperti per evitarlo

Cloud e vendor lock-in: i consigli degli esperti per evitarlo

vendor lock in

Di lock-in riferimento all’infrastruttura IT aziendale si parla praticamente da quando l’informatizzazione è diventata la regola. Contrariamente a quanto dichiarato però dai primi service provider cloud, l’argomento resta attuale anche nella fase di remotizzazione e virtualizzazione delle risorse.

Solamente, la questione ha cambiato aspetto. Se prima si parlava di restare vincolati più del voluto a un unico produttore, esempio tipico erano i mainframe, ora la prospettiva si riferisce proprio ai provider. L’insieme di clausole contrattuali, accorgimenti tecnici e procedure complesse, mantiene infatti attuale il rischio di vendor lock-in più di quanto si possa preventivare.

La questione è sentita dalle aziende. Secondo una ricerca Bain & Company, già un paio di anni fa il 65% dei CIO ragionava in ottica multi-cloud proprio anche per evitare questa situazione. D’altra parte, la realtà è spesso diversa. Il 71% utilizza i servizi di un solo cloud provider, mentre il restante 29% concentra comunque gran parte delle proprie risorse su un singolo fornitore.

Se i primi anni di riscontri dal cloud hanno comunque tenuto in vita il lock-in, questo non significa riuscire a evitarlo, o almeno a controllarlo. Una serie di accorgimenti, anche in fase di rinnovo di un contratto esistente, permette infatti di mantenere una buona libertà d’azione e di decisione.

Variare, con l’aiuto dell’open source, è sinonimo di libertà

Su tutti, valutare un utilizzo più diffuso dei software open source al posto di quelli forniti dai provider. Il maggiore tempo richiesto in fase iniziale per messa a punto e configurazione sarà ampiamente ripagato dalla facoltà di muoversi secondo le proprie necessità. Non a caso, un’esigenza sottolineata anche dalla UE in sede di regolamento sulla libera circolazione dei dati non personali.

La comodità delle piattaforme proposte dai principali produttori di software è fuori discussione. Al tempo stesso, un potenziale ostacolo nel momento in cui si consideri l’ipotesi di cambiare provider. Inoltre, l’aggiunta di funzioni particolari rende il vincolo ancora più stretto. Utilizzando invece strumenti open source si può mettere in preventivo una possibilità di scelta molto più ampia sul fronte della consulenza e dell’assistenza, sempre utili per sviluppare un proprio progetto.

Più in generale, quando si scrive un contratto per servizi in cloud, è fondamentale prima di tutto prestare la massima attenzione a restrizioni nell’interoperabilità dei dati. Proprio per scoraggiare eventuali migrazioni verso un altro fornitore, tanti provider rendono l’operazione deliberatamente complicata, anche solo per disincentivare strategie multi-cloud. Da non sottovalutare, anche il rischio di vedersi accollare canoni aggiuntivi per l’operazione.

Anche la relativa facilità di acquistare o estendere i servizi cloud può rivelarsi un rischio. Un eccesso di entusiasmo può infatti sfociare in un lock-in prima del previsto. Torna quindi utile una strategia di cloud governance fin dai primi passi, in modo da chiarire regole di accesso, modalità di fruizione e in generale la tendenza a diversificare i fornitori.

Una buona soluzione è investire del tempo nello studio del contratto. Invece di cedere alla tentazione di siglare condizioni standard per avere la disponibilità immediata dl servizio, chiarirsi le idee risparmierà buona parte dei problemi futuri legati al rischio di vendor lock-in.

Vendor lock-in, il nodo della proprietà dei dati

Anche solo per questioni legali, è fondamentale sapere chi risulta effettivo detentore dei dati caricati nel cloud. La questione è meno scontata di quanto possa sembrare. Inoltre, è fondamentale stabilire con chiarezza le modalità di un’eventuale restituzione, dal momento che di fatto le informazioni sono memorizzate su server di proprietà altrui. Il formato di un eventuale download deve essere quello di caricamento o comunque compatibile con strumenti standard o disponibili in azienda, senza dover pagare canoni aggiuntivi per conversioni. In ogni caso, l’accesso deve sempre restare libero e totale. Dettagli come la cifratura e relative chiavi non devono avere margine di manovra.

Stesso discorso vale per quanto riguarda eventuali dati relativi ai clienti. Tecnicamente, potrebbero infatti essere considerati del provider, in quanto non originati all’interno della rete aziendale. Devono comunque essere disponibili senza preclusioni.

Di fronte a tante problematiche, alla fine la tentazione di affidarsi a un unico provider rischia comunque di prevalere. Una recente ricerca IBM indica infatti un calo di interesse verso il cloud lock-in. Se fino allo scorso anno la tendenza sull’opportunità di evitarlo era in crescita, fino a raggiungere il 56%, nel 2022 la rotta si è invertita, scendendo al 46%.

Tuttavia, per la propria azienda una strategia multicloud e aperta resta la strada migliore e la più lungimirante. Per trovarla, è sempre utile affidarsi a esperti del settore. Consulenti autorevoli con una visuale a tutto campo, sia sulle esigenze delle aziende sia sull’offerta dei provider, con relativa comprovata affidabilità.

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Cloud monitoring, come avere visibilità su applicazioni e infrastruttura

Cloud monitoring, come avere visibilità su applicazioni e infrastruttura

Dietro gli innegabili vantaggi del cloud si nasconde anche una serie di nuovi problemi, da tenere in considerazione se non si vuole rischiare di ottenere l’effetto contrario rispetto alle ambizioni di flessibilità e facilità di gestione della propria infrastruttura IT. Il proliferare di applicazioni, di provider e servizi generalmente adottati rende infatti indispensabile una strategia di cloud monitoring.

Per evitare il rischio di perdere il controllo della propria organizzazione, ogni elemento del cloud deve essere osservabile in ogni momento e quantificabile dal punto di vista delle prestazioni e, soprattutto, della disponibilità. Serve quindi combinare strumenti di analisi, monitoraggio e gestione. Aspetto non secondario, a vantaggio anche della sicurezza.

Tutti i principali servizi cloud offrono anche strumenti di monitoraggio integrati. Non sempre, però, è consigliabile affidarsi a questi. Prima di tutto, perché gestiti dallo stesso fornitore del servizio. Inoltre, raramente si affida a un unico provider l’intero pacchetto di servizi aziendali. Più spesso, la realtà è un ambiente multicloud, in genere ibrido, dove l’utilizzare i relativi strumenti di cloud monitoring proprietari per ciascun modulo significa aumentare la complessità e l’integrazione dei risultati per ottenere una visione globale.

Un cloud monitoring indipendente, la scelta più sicura

Diversamente, affidarsi a una soluzione dedicata, in grado di analizzare tutti i servizi a prescindere da dove siano erogati e usufruiti e dal provider, permette di ottenere una visuale completa e lascia spazio alla personalizzazione. Le proposte in materia non mancano. Anzi, affidandosi a un valido servizio di consulenza, è sicuramente più facile trovare la soluzione in grado di adattarsi alla propria realtà, e valorizzare il relativo investimento.

A prescindere da questa scelta iniziale, l’obiettivo deve comunque restare lo stesso: individuare potenziali problemi nell’architettura cloud in grado di mettere a rischio una risorsa per utenti o clienti. Naturalmente, soprattutto nel caso di servizi come l’e-commerce, prima che possano manifestarsi al potenziale acquirente.

Se nel cloud privato, dove ogni elemento dell’infrastruttura IT è sotto il proprio controllo, l’operazione può rivelarsi relativamente semplice, nel cloud pubblico, affidarsi a strumenti dedicati è praticamente una necessità.

In realtà però, la maggior parte delle strutture sono ibride e per di più distribuite. In questo caso, affidandosi a una soluzione specializzata, il cloud monitoring può andare oltre i semplici controllo e prevenzione, fino a individuare per esempio come gestire in modo dinamico l’archiviazione dei dati, o la necessità di spostare applicazioni a seconda delle prestazioni e delle disponibilità di risorse del momento.

Cloud monitoring, la via da seguire

Per ottenere questi risultati, può tornare utile affidarsi a una serie di regole generali, tra le quali individuare le più utili ai propri obiettivi. A partire dalla decisione sulle metriche da monitorare, in genere risultato di un confronto interno o con consulenti esperti.

Inoltre, è utile raccogliere tutti i dati in un’unica piattaforma, a beneficio di minore confusione e complessità. Eventualmente normalizzandoli, in modo da consentire confronti tra servizi e fornitori diversi. In prospettiva di una auspicata crescita futura, i relativi criteri di correlazione e analisi devono essere automatizzati, anche solo per mantenere a lungo il controllo della situazione. Se inizialmente una piccola infrastruttura IT può dare la sensazione di poter essere gestita manualmente, la crescita organica porterà a un aumento esponenziale della complessità e alla relativa impossibilità di mantenere il controllo senza strumenti di supporto.

Soprattutto, i dati devono essere aggiornati e disponibili ai diretti interessati ogni volta sia utile consultarli. Meglio ancora, se con opportuni segnali di allarme nel caso di avvicinamento a soglie critiche. Anche un minimo rallentamento nel caricamento delle pagine Web di un servizio online deve richiamare l’attenzione.

Ci sono altri due aspetti importanti da tenere in considerazione, al di là di prestazioni e affidabilità. Soprattutto in situazioni di soluzione ibrida o pubblica, il cloud monitoring è un aiuto importante per la conformità. Conoscere come e dove sono conservati dati e applicazioni è anche una questione legale, da seguire e documentare.

Infine, la sicurezza. Qualsiasi informazione portata nel cloud ed esposta a un utente finale è un potenziale obbiettivo. Tenere sotto controllo aspetti all’apparenza banali, come un numero anomalo di tentativi di accesso o un picco improvviso e non previsto nell’utilizzo delle risorse, significa disporre di un campanello d’allarme importante, utile ad accorciare i tempi di reazione e tutelare l’integrità dei propri sistemi.

La cyber-resilienza è un modello che riunisce i processi di business continuity, pratiche di data security, resilienza organizzativa e offre una soluzione efficace e concreta al crimine informatico.

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CLOUD COST MANAGEMENT: Hai mai pensato di ottimizzare i costi del tuo Cloud?

CLOUD COST MANAGEMENT: hai mai pensato di ottimizzare i costi del tuo Cloud?

La gestione dei costi, oltre ad essere una grande sfida per le aziende che utilizzano servizi di Public Cloud, è anche una grande opportunità per promuovere un consumo efficiente dell’IT.

Con “Cloud Cost Management” intendiamo individuare, gestire e monitorare le cause dei costi sostenuti su piattaforme Cloud o MultiCloud con alcune finalità ben precise. In questo articolo vogliamo spiegare e approfondire l’approccio che adotta Criticalcase e che adatta ai propri clienti.

Per cominciare è bene precisare che la gestione dei costi del Cloud non è solo una questione di Operation. Molte aziende demandano la gestione ed ottimizzazione dei costi Cloud all’ente di IT Operation, ma il “problema” va affrontato su più livelli aziendali (Finance, Procurement, Program Management, IT Strategy, ecc.) e sulle diverse fasi del ciclo di vita dei progetti.

La seguente immagine mostra una tipica segmentazione del “Cloud Cost management”, tale modello è efficace ma incompleto, poiché sviluppato unicamente a livello di IT Operation:

Quali sono i principali aspetti che portano i costi del Cloud fuori controllo?

Queste sono alcune delle principali cause che determinano una deriva dei costi Cloud:

È la modalità con la quale il fornitore dei Servizi Cloud applica i costi che includono migliaia di opzioni e combinazioni difficili da comprendere anche perché possono variare in corso d’opera…

Questa complessità aumenta nel momento in cui un cliente utilizza più Cloud Provider in quanto si troverà a gestire modalità di pagamento e billing differenti.

Le fatture sono composte da centinaia di voci rendendo quindi difficile la ricostruzione e l’attribuzione dei costi.

Il Self provisioning causa una crescita fuori controllo con costi imprevisti in quanto il facile accesso alla console web point-and-click senza vincoli, può portare all’ incremento incontrollato delle risorse.

I fornitori di Cloud annunciano ogni anno l’aggiunta di nuovi servizi e componenti, nuove funzionalità e nuovi modelli di prezzo, rendendo difficile il controllo di questi cambiamenti.

La stessa applicazione può essere sviluppata utilizzando molte tipologie di architetture e componenti diversi che possono quindi comportare costi differenti. Questo implica che le aziende hanno più difficoltà a calcolare e identificare l’alternativa più conveniente per soddisfare il cliente.

Le principali piattaforme Cloud come AWS, Microsoft Azure, Google Cloud Platform (GCP) hanno sistemi di billing, di servizi, di API e di gestione differenti e quindi non vi è alcuna standardizzazione e questo crea difficoltà nel momento in cui si utilizzano più piattaforme differenti.

 

Il compito dei responsabili delle operazioni IT e della gestione del cloud di Criticalcase, sarà quello di riuscire a:

Roadmap di ottimizzazione dei costi

La metodologia di Criticalcase (che prende spunto dal framework di Gartner) fornisce una struttura per la gestione dei costi del Public Cloud.

In questa metodologia vengono fornite non solo indicazioni sugli aspetti operativi come la riduzione dello spazio su disco, lo spegnimento delle machine se non utilizzate etc., ma vengono fornite anche indicazioni sull’architettura, sullo sviluppo di applicazioni e DevOps e sulla governance.

E’ un approccio ricorsivo e strutturato che mira a garantire un equilibrio tra costi e livello di servizio richiesto.

 

In questa fase si definiscono con il cliente quali sono gli obiettivi, la direzione e i requisiti aziendali prendendo in considerazione il Budget a disposizione.

Verrà fatto un censimento delle applicazioni utilizzate in azienda per capirne il valore, l’impatto, la loro complessità e i vincoli di sicurezza.

La pianificazione dei costi è fondamentale per stabilire le aspettative sulla spesa per il cloud. Ignorare questa componente della roadmap senza stabilire il budget per le applicazioni, causerebbe preoccupazioni in quanto le aziende farebbero fatica a rendere i propri clienti responsabili delle proprie spese.

 

ASSESSMENT E ANALISI

A questo punto si analizza l’architettura per capire com’è stata deployata e sviluppata. Una volta ricevute queste informazioni, Criticalcase inizia a monitorare e misurare il carico di lavoro in modo da capire se ci sono delle macchine sovradimensionate o sottodimensionate e fare un’analisi dei costi investiti.

Vengono inoltre analizzati i requisiti tecnici che verranno comparati e correlati con le altre soluzioni.

 

ANALISI DEI COSTI

Nella fase di analisi dei costi, Criticalcase si focalizzerà sul censimento dei servizi utilizzati dal cliente implementando una strategia di etichettatura. Queste etichette o più semplicemente Tag, implementano metadati che si applicano a tutti gli elementi della gerarchia di un provider nativo e vengono visualizzati nella fattura del fornitore accanto ad ogni voce in modo da essere utilizzati per raggruppare i vari costi.

La fase di monitoraggio dei costi è fondamentale per avere la visibilità sulla spesa del cloud che risulta essenziale per verificare la correttezza delle aspettative e rilevare eventuali anomalie.

 

RIDUZIONE

A questo punto viene avviata l’attività di riduzione dei costi ottimizzando e ridimensionando le macchine, avviando piani di accensione e spegnimento, smaltendo le risorse inutilizzate e così via.

Questo step è il modo più rapido per abbattere subito i costi in quanto queste pratiche non richiedono modifiche all’architettura e sono più facilmente applicabili. Ignorare questo componente del framework farà aumentare i costi per i servizi cloud e non vi consentirà di trarre vantaggio dall’elasticità del cloud computing.

 

OTTIMIZZAZIONE

L’ottimizzazione della spesa del cloud va oltre le tecniche di riduzione dei costi menzionate nello step precedente. Al contrario, le tecniche di ottimizzazione strategica richiedono spesso modifiche architetturali delle applicazioni per ridurre la necessità delle risorse.

Sebbene tali ottimizzazioni possano richiedere più tempo per essere realizzate rispetto alle tecniche dello step precedente, presentano altri vantaggi come ad esempio una maggiore resilienza e scalabilità. Ignorando questo passaggio del framework le opportunità di risparmio non potranno essere completamente massimizzate, lasciandosi alle spalle i vantaggi economici derivanti dall’adozione dei principi nativi del cloud.

Total Cost of Ownership, Stakeholder e modello di Governance

In questo grafico, viene mostrato il Total Cost of Ownership (TCO) ovvero il costo totale di proprietà. Come si vede dall’immagine, la curva dopo un po’ tende ad appiattirsi, questo significa che dopo un inizio in cui l’ottimizzazione dei costi è molto accentuata, essa tenderà a stabilizzarsi.

E’ bene che ogni azienda valuti e studi bene la propria curva in modo da ottimizzare il proprio rapporto costi / benefici rispetto alle proprie applicazioni, vincoli, obiettivi e alla propria strategia.

Le regole fondamentali da seguire sono quindi:

Progettare architetture e soluzioni basate su principi di ottimizzazione dei costi. L’uso efficiente del cloud IaaS, PaaS, il dimensionamento e l’ottimizzazione del servizio.

Rispettare le politiche per ridurre i costi su base continuativa, informare clienti sulle opportunità di ottimizzazione e stabilire report e dashboard per creare consapevolezza dei costi in tutta l’azienda.

Definire i requisiti che devono essere forniti dall’applicazione in termini di prestazioni, disponibilità, frequenza degli aggiornamenti o utilizzo previsto.

Fornire una disciplina di governance per la definizione delle politiche che riguardano l’approvazione del budget e l’allocazione dei costi.

Quali strumenti di analisi utilizzare per ottimizzare i costi? 

Il nostro suggerimento è di utilizzare gli strumenti nativi delle piattaforme Cloud. Questi strumenti sono altamente integrati con la piattaforma cloud e forniscono un’elevata funzionalità.

Gli strumenti nativi sono disponibili per tutte i clienti, alcuni di questi strumenti sono gratuiti mentre altri sono a pagamento con un modello basato sul consumo, ma la cosa più importante è che i fornitori di servizi cloud continuano a investire nel loro set di strumenti di gestione nativo con frequenti aggiornamenti di nuove funzionalità e servizi.

Che cosa aspetti? Se vuoi ottimizzare i costi del tuo Cloud non ti resta che contattarci 😉 !

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CLOUD NATIVE SD-WAN ABILITA IL PERCORSO VERSO LA DIGITAL TRANSFORMATION

CLOUD NATIVE SD-WAN ABILITA IL PERCORSO VERSO LA DIGITAL TRANSFORMATION

Le aziende stanno diventando sempre più digitali, questa rapida trasformazione è accelerata dall’uso crescente dello smart working, dalle iniziative Bring Your Own Device (BYOD), progetti IoT mobility che stanno trasformando le infrastrutture e le reti informatiche.

L’esigenza di gestire un numero sempre più elevato di dati aziendali, in maniera sicuraimmediata e distribuita geograficamente in aree differenti, sta mettendo a dura prova i sistemi di rete tradizionali.  

La trasformazione digitale in chiave IT dipende dall’accesso ottimizzato alle applicazioni e ai dati aziendali e soprattutto dagli utenti, distribuiti in diverse parti del mondo e sempre più mobili.

Cloud Native SD-WAN

Quando parliamo del Business Digitale intendiamo il focus sull’approccio Cloud first, veloce e agile, raramente compatibile con le reti rigide tradizionali come le MPLS e le legacy WAN, ormai sempre di più abbandonate anche per il costo troppo elevatoSta aumentando anche considerevolmente Il consumo di risorse e applicazioni nelle filiali e branch officesed è questo il motivo per cui il vecchio modello della gestione del traffico centralizzato dal datacenter dell’headquarter risulta sempre più costoso e inefficiente 

Perché eliminare le reti MPLS?

Ecco i buoni motivi per salutare per sempre le reti MPLS

  • Le reti MPLS sono costoserigide e soprattutto non pensate ai moderni modelli di business cloud first. MPLS non è stato concepito per l’accesso al cloud
  • L’accesso a Internet centralizzato: un accesso velocesicuro e diretto ad internet è essenziale per ogni business. L’MPLS contrariamente va a centralizzare il traffico di backhaul verso l’accesso a internet rendendo il tutto più lento 
  • L’MPLS è limitato attorno alle località fisiche, così rendendo gli utenti mobili e le risorse cloud non prioritari e di seconda importanza 
  • Le reti MPLS richiedono molti apparati fisici, complicando così la gestione e la sicurezza della rete  

 La sostituzione delle MPLS e delle legacy WAN è un’opportunità importante per collegare gli uffici remoti in modo rapido e conveniente, ma soprattutto è l’unico modo che garantisce una rapida e priva di attrito trasformazione digitale, collegando ogni utente a qualsiasi risorsa da qualsiasi parte del mondo. 

 

Cloud Native SD-WAN

La soluzione idealper la trasformazione delle reti

Cloud Native SD-WAN è l’approccio software based alla rete aziendale. L’adozione della SD-WAN permette di ridurre i costi che dipendono dal trasporto su MPLS, 4G/5G LTE e altri tipi di connessione e più di ogni altra cosa, migliora le prestazioni dell’applicazione e incrementa l’agilità. 

Gli esperti della rete possono utilizzare più efficientemente la larghezza di banda e nel frattempo garantire prestazioni elevate per le applicazioni critiche senza sacrificare la sicurezza IT. 

Scarica E-Book gratuito E-book: Come migrare da MPLS a SD-WAN

Le soluzioni SD-WAN sono molto ricercate per numerosi vantaggi che offrono, specialmente le soluzioni Cloud based, nate e progettate per il cloud.

Criticalcase ha scelto Cloud Native SD-WAN di Cato Networks per aiutare le aziende nella trasformazione delle loro reti in un’ottica di migliorare le performance, ridurre i costi legati alle reti tradizionali e ridurre la complessità

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